Poi piango una lacrima sincera, una soltanto, che si asciuga sulla guancia prima di arrivare al bordo del mento e spiccare il suo breve volo verso un suolo inventato. "E ora scrivo. Al posto di qualunque altra cosa possibile ho per rimpiazzo e avanzo la scrittura. Che fesso."

"Mi tolgo lo zaino, mi siedo a terra un metro vicino, faccio un respiro forte, equivoco, tra la compassione e la scocciatura.
Smette, dice grazie.
'Di che ?'
'Di non aver detto niente, chiesto niente.'
'Venga in montagna con me, le passa tutto.'
'Non così in fretta,' dice per intendere che vado troppo svelto in confidenza. Fingo di capire a rovescio. ' Garantito: le passa tutto proprio così in fretta.' Mi guarda a sopraciglie infuriate. Perciò insisto: 'Lei domani sera sarà così piena di Alpi nelle ossa, dai piedi ai capelli, da dormire in pace col corpo, cuore compreso.'
[...]
'Affare fatto.'
'una fetta di torta di mele ?' chiedo.
'No, troppa grazia.'
'Allora domattina,' insisto 'perchè raschieremo il fondo alle energie e perciò dovremo averle.'
'Ho energia di collera da vendere.'
'No quelle sono tossine e le espellerai con la prima maglietta di sudore. portane tre.' "
tratto da 'Aiuto', Il contratrio di uno, Erri De Luca, 2003
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