domenica 27 febbraio 2011

SENZATITOLO

Una voce soave che esce da una canzone, può forse sostituire i tuoi occhi profondi. Un velux che tambureggia a colpi lievi di pioggia, può forse sostituire l'emozione di un tuo braccio che mi cinge la spalla. Un sorso di grappa secca, di notte, può forse sostituire due nuche che si sosterrebbero l'un l'altra nel disagio. L'ultima fiamma dell'ultima'stèa di legna che brucia nella stufa, può forse sostituire un tuo atteso abbraccio. Il calore dell'acqua bollente in cui immergo due piedi nudi, in quel tinello, può forse sostituire una tua carezza sul mio viso stanco, appena coricato. Guardare la neve cadere, affacciato alla finestra, coperta sulle spalle, può forse sostituire il vuoto che provai quando ti salutai, quell'ultimo giorno. Il sudore che si spande, osmotico, in questa maglietta che porto nel correre, può forse sostituire la fatica che impiegherei per riuscire a farti superare le tue, fatiche. Il cioccolato che scioglie a bagno maria, stuprato dal sole delle cinque che entra dalla finestra della cucina, può forse sostituire la dolcezza del tuo piccolo seno che mai ha sfiorato la mia pelle. Ma niente riesce, senza forse alcuno, a sostituire quelle labbra, che ridono, e chissà ! come, teneramente, baciano.

CAFFE' ROMA

Giocano, stridono
un pennarello
ed un finestrino;
sosta, un treno.
Scherzano, poco sobri
salutanti dall'est
amici vecchi nuovi e non,
appena di là da quel vetro.
Suonan campanelli
l'alba scharisce,
gabbiani al porto
strillano.
Tormenta di neve
parole non dette
e sguardo che sfugge;
bianca, copre, tutto.
Scivolan pensieri
su pavimenti
bagnati di passato,
cerati d'oggi.
Ritmo cardiaco
corre la folla
crollan certezze
rimbalza una palla.
S'inceppa, fragile,
giovane, mente
l'anziano maturo, invece
sull'uscio indica una via:
'sognate'.

"uomini, donne, sognare
e da vecchi imparare a stupire"



mercoledì 23 febbraio 2011

'MARINAI, PROFETI E BALENE'



IL 26 APRILE, IN USCITA IL NUOVO DOPPIO ALBUM DI VINICIO.
FREMO. ECCOME, FREMO.




"Sapevamo che sarebbe uscito quest'anno, che sarebbe stato un disco di inediti, che è stato registrato in riva al mare (prima Ischia, poi Creta), ma non sapevamo ancora il titolo. Eccolo svelato: il nuovo, doppio album, di Vinicio Capossela, si intitola "Marinai, profeti e balene" e verrà pubblicato il prossimo 26 aprile. Il disco, come già anticipato da Rockol, ha da subito avuto il mare come comune denominatore delle session di registrazione: "La letteratura di mare è quella che espone di più l’uomo al contatto col suo destino, un mare di carta in cui ritrovare indicazioni utili alla rotta della nostra vita", ha raccontato il cantautore, "Così è iniziato anche il nostro viaggio. Come in un romanzo a tre gambe: un vecchio pianoforte proveniente dalla mitteleuropa e il suo accordatore, Egidio Galvan, un ingegnere del suono e produttore, Taketo Gohara, e un maestro orchestratore, Stefano Nanni. Con questa piccola barchetta e questa compagnia 'picciòla', ha avuto inizio la nostra navigazione fino a Creta sotto il monte Ida, fino all’ecotrofio dei lamenti di Psarantonis, lo Zeus con la lira". Ad Ischia Capossela aveva fatto portare un pianoforte Seiler a coda lunga degli anni Trenta a ottanta metri sul livello del mare nella sagrestia della Cattedrale dell’Assunta, presso il Castello Aragonese: "Abbiamo voluto registrare il pianoforte e la voce nel Castello Aragonese perché è un luogo di ascesi, in cui sperimentare l’isolamento da altezza", ha spiegato Vinicio, "Stare tra lo stridio dei gabbiani e gli spettri del mare. Una volta chiuso il ponte levatoio alle spalle, la volta celeste ci ruota addosso attraverso le occhiate delle rovine della cattedrale aperte in alto. Ci si muove nel cielo rimanendo fermi, come in un planetario. In sottofondo il rumore del mare, come un basso continuo". Capossela sarà inoltre in concerto il 27 aprile al Teatro Carlo Felice di Genova, il 7 maggio al Palais Saint Vincent di Saint Vincent, il 13 maggio al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, e il 27 maggio all'Auditorium Conciliazione di Roma, data per la quale aprono oggi le prevendite su TicketOne e GreenTicket."
da rockol.it

sabato 19 febbraio 2011

QUATTRO CHIACCHERE

Stasera ho voglia di fare quattro chiacchere con la mia personale settimana appena trascorsa.
Mi capita di non saper gestire l'andamento tachicardico che si sussegue per più giornate ininterrottamente; nel mentre avrei mille cose da dire, ma non ci riesco perchè velocità e sensazioni mi sommergono. Questa settimana mi ha letteralmente travolto. Solo ora riesco a sedermi di fronte a lei, accavallare le gambe, versare un valpollicella nei due bicchieri (che berrò entrambi io, e a fanculo il ramadam) e far fluire qualche pensiero. E spero fluisca a casaccio, singhizzondando e inciampando, così da essere adeguato a ciò che pretendo raccontare.

Perdere di 34 punti contro Rosà, mancando di palle e grinta, schiacciati-schiacciato da una paura più forte della stanchezza delle gambe, mi ha rattristito parecchio. Penso che a quasi trentanni, se non si mantiene una condizione fisica adeguata, o se non si possiede una tecnica incredibile, forse è meglio smettere di fare brutte figure.
Camminare con pochi amici, in mezzo la neve, illuminati di meno, da una luna piena mozzafiato, scherzando come bambini, ammirando come anziani, pensando da adulti e mangiando da affamati, è emozione rara, e se si fosse liberi dentro, sarebbe amore a prima vista. Io e te, luna.
Cucinare con affanno, e sudore, a sanvalentino, per amici che apprezzano, e con la paura del giudizio divino, e con la soddisfazione di una splendida serata, e, e. e.
E non riuscire a concentrarsi per più di mezz'ora al lavoro, perchè il cervello salta da un tetto all'altro del pensiero, e non concede tregua. E non concede nessuna, tregua.
Capire che ne ho le palle piene, di facebook, e studiare una strategia per non sprecare la potenza del più importante mezzo di comunicazione attuale.
Scrivere, di sera, computer sulle gambe, una Vicenda. A quattro mani. Lasciandosi trascinare dall'impeto della fantasia. E peccato per la distanza fisica, tra le venti dita. O forse, grazie alla distanza. Che piacere.
E tagliarsi i capelli alle 16 del sabato pomeriggio da Nadir, dopo aver osservato le bellissime opere di Mattia Trotta, ascoltando un album leggero e piacevole, e chiaccherando d'arte e di idee. In due, controcorrente rispetto ai sabati affollati delle parrucchiere fashion, e con una qualità da salotto culturale anni '60. grazie.
Stressare amici via chat, con i soliti discorsi, assorbiti dalla solita Santa pazienza che l'amicizia regala. E guai se non ci fosse.
Leggere 'camminare', di Thoreau. E ho detto tutto.
Sfogliare il fatto quotidiano, sul davanzale, alle 13, colpiti dal sole. E anche qui, poco da dire.
E ancora sognare, per la terza volta, una persona. In situazioni diverse, ma con temi simili. E poi tutta quell'acqua, sempre, quell'acqua che ormai è divenuta leit motiv delle mie emozioni notturne. E capire che davvero, a volte, sognare è più bello di vivere.
Oppure prenotare e definire i futuri viaggi, tutto in pochi giorni, con la Svezia che filerà lunga e liscia, il Giappone che si è ridimensionato a malincuore (ma sarà una sorta di assaggio) e la Grecia che prende forma e sostanza e sento già il vento in faccia. Cazzo.
E aprire lettere, stupiti e curiosi, ma anche un poco disillusi.

Bene, ora prendo un bicchiere d'acqua, mi chino e lo bevo all'incontrario. Fermo volontariamente il singhiozzo delle parole. Ho un film da vedere, anzi, voglio vedere un film. Qualcuno sa a cosa mi riferisco.

Vi lascio condividendo un piccolo minestrone di cose, una per senso; chiamiamole : 'le scoperte della settimana'.
Buon uic-end.

VISTA - Luna piena in Vallarsa 'M'Illumino di meno 2011'


TATTO - Il ferro leggero delle sculture di Mattia Trotta. Purezza.
http://www.mattiatrotta.it/

UDITO - Il caffè dei treni persi


OLFATTO - Il profumo delle pagine di 'Camminare', di Thoreau.
cit. "La vita è stato selvaggio. Quel che è più vivo è più selvaggio, e quel che non è ancora soggetto all'uomo, lo rinvigorisce. E' come se colui che si è spinto avanti incessentamente, senza mai cercare riposo dalle proprie fatiche, crescendo saldo e chiedendo molto alla vita, si fosse trovato sempre in paesi sconosciuti, in luoghi selvaggi, circondato da materiale grezzo della vita."
Lo sentite, l'acre profumo di sudore ?

GUSTO - Poker di antipasti di fine inverno, in Trattoria Balena


martedì 15 febbraio 2011

NAMAZIO, E LE SUE MANI.

L'acqua che scende dal gigante soffione della doccia è bollente. Le spalle di Namazio si fanno subito rosse, ma lui sembra non farci caso. Lo specchio del bagno si appanna in un men che non si dica. E' mattino presto, un normale lunedì. La casa è silenziosa, talmente silenziosa che il rumore del pensare di lui, sembra esser percepito dai vicini, poco più in là dello scivolo.
La giornata, incerta, di nuvole e sole, promette ritmi elevati.
Il primo caffè sorseggiato, scottandosi un poco la lingua, è amaro. Aggiunge un cucchiaino di zucchero, Namazio, e respira profondamente. I pensieri della giornata a venire non lo lasciano in pace. Sente il peso dell'ansia da prestazione.Sente che non può fallire, nelle piccole cose di oggi, non può fallire perchè altrimenti tradirebbe la grazia di alcuni suoi sogni rivelatori.
E se a trentanni si tradiscono anche i sogni, cosa rimarrà di noi ?
La chiave rumoreggia sulla serratura. Alle spalla la casa ripiomba nel silenzioso freddo dei 16° centigradi programmati sul termostato.
E poi, uscito dal cancello, inizia a correre, Namazio. E corre, corre tutti i minuti di quel pazzo lunedì, corre spinto da una di quelle braci che dopo tanto soffiare riprendono il colorito rosso arancio, corre perchè il fiorista di mattino presto ti ascolta di più e non inventa mazzi dal gusto dubbioso, corre perchè il macellaio tira fuorti dal frigo la carne migliore, corre perchè il tempo stringe e i pensieri e le parole traboccano da sole da labbra disilluse, corre perchè un cliente incerto proverà a diventare ostacolo ai suoi 3000 siepi, corre perchè in una giornata umida il pane ha bisogno di una lievitazione migliore, corrè perchè non vede l'ora di correre, e consumarsi, felicemente, consumare tutte le proprie energie.
L'anziana signora Lina guarda curiosa la corsa di questo giovane che sembra già vecchio. E ride sotto i sottili baffi grigi della senilità. Non riesce a non notare quelle scarpe grosse. E si chiede come si riesca a correre così veloci portando quelle calzature enormi. Ad ogni altra falcata sembra che il giovane inciampi e sbatta la testa, tanto è fuori equlibrio in quella pazza corsa. Ma non cade, a tal punto che la signora si convince che è il Padre Nostro Santissimo, colto da buonismo, a fungere da calamita tra il giovane ed il cielo.
Corre, e scorre, con le scarpe grosse, il tempo di Namazio.
Poi viene la sera. Gli amici. Il calore. Il cibo. Un sorriso. Un calice di vino. Una canzone.
E poi, quelle mani. E si arresta, di colpo, la corsa del prode. Ammaliato dalla grazia di due mani. Mani di cristallo. Cristallo che si muove, danzando tra forchette e altri cristalli. Cristallo soffiato, bollente di vita, che suona melodie soavi senza che dita bagnate percorrino il suo limite circolare.
Mani fragili, e riservate. Mani timide, contenute. Mani silenziose, ma sorridenti. Mani che osservano senza toccare. Mani pronte a, sfiorare.
E allora Namazio si leva, quelle scarpe, così grosse, così goffe; offesa alla grazia che è salita a salutare pacatamente la sua quotidianità. Si leva le scarpe e smette di correre. E siede, lentamente, gambe incrociate, sudato, e affannato.
E rende omaggio, e degusta, da solo, quello spettacolo gratuito, e, forse, irripetibile.
E, respira.



SAN VALENTINO

Stamattina mi sono alzato, ho pensato alla giornata che mi aspettava, dato sfogo ad alcune idee, sorriso pensando al va-lentino e composto una breve filastrocca in pessimo dialetto vicentino (e senza accenti, non me ne vogliate, ma sarà pieno di errori).
Immaginavo una coppia, un lui, e una lei, serata attesa, cena a due, speranze per il dopo e attese per il mentre. Immaginavo, come spesso accade. Penso ci sia sempre stato, nella serata di san valentino, un grado di profondità e un grado di disincantata goliardia.
Spero di riuscire a comunicarvelo, con estrema allegria.
Ringrazio Andrea, Elena, Diana, Seba e Albergo B. per avermi dato l'input, e avermi donato una splendida serata.

SAN VAENTIN

LU:
Stemo soei, mi e ti
i bocie xe in leto
xe tanto che speto
de margnar..e un crostin
Sentemose a toea
un giosso de vin
co sto antipastin
a so xa fora boea
e San Vaentin
patatina.. e panin
un valpoicea
ma quanto sito bea ?
In sta casa de campagna
formajo e pere se magna
anca se i me pensieri
i stà in altri biceri
Basta, finemoea co sta tiritera
un dolseto e un pasito
col me core che spera
chel staga beo drito !

EA:
Te parli, te parli a pì non posso
e te cusinarissi anca benin
ma non te me salti mai dosso..
stasera.. cussin !


giovedì 10 febbraio 2011

FARE LEGNA

Fare legna edifica lo spirito.
Segare. Tagliare. Spaccare. Fascinare. Legare. Impilare. Seccare.
Dividere, per edificare. Togliere, per potere. Non gettare nulla, tutto serve, al fuoco perfetto.
Al rimto di 'ehe!' urlati, il tronco gia diviso si spacca separandosi quando la roncola batte lo stesso sulla 'sòca'. Cade una goccia di sudore, sulla nuova 'stèa', che ha molto di terra e poco di cielo, ma asciugherà senza pretese prima dell'arrivo del nuovo inverno.

Betulla e Ciliegio erano anziani. Sacrificati nell'ombra e marciti dalle troppe piogge autunnali. Sono morti silenziosamente, e hanno dichiarato la loro condizione solo quando il sole è tornato ad accarezzare il risveglio delle nostre mattine, penetrando docilmente tra le fessure delle tapparelle.
Betulla e ciliegio scalderanno il mio prossimo inverno. La vita di due piante basterà appena ad una settimana di calore. Ci pensi ? Ci penso. Piacerebbe anche a me, da morto, scaldare il corpo di qualcuno, anche se solo per pochi istanti. E lo strascico più nobile che si possa immaginare, nel dopo. E se non sarò legna, sarò verbo, o ricordo.
Betulla e ciliegio sono le prime due creature vegetali che la mia roncola ha sezionato, imparando un poco a colpire, imparando un poco a sudare veramente, imparandomi che la fame vera esiste, e arriva, se stimolata. Imparandomi che la fatica fisica svuota, e il vuoto è la condizione necessaria per ricevere un nuovo pieno. Se non si è almeno un poco vuoti, non si potrà ricever nulla. E nel gioco del dare e ricevere, pare sia condizione necessaria.
Betulla e ciliegio, e roncola, e sudore, oggi, mi hanno insegnato molto di più di una playlist tirata a lucido, molto di più di una fattura pagata, o di un indignarsi giustamente urlato, molto di più di una parola dolce, di una camicia stirata o di un incantevole paesaggio da passeggio. Molto di più.

Fare legna mi impara. Mi edifica.
E mi scalderà la pelle, e forse il cuore. Tra dieci mesi.
Pazienza, basta solo un poca di pazienza.



martedì 8 febbraio 2011

WHAT THE HELL I AM DOING HERE ?

A TESTA IN GIU'

Hai mai provato a camminare a testa in giù ?
Che non è solo fare una verticale. E' essere, verticali, all'incontrario.
Serve forza, muscolo, nervo. Poi serve l'equilibrio. Un pizzico di leggerezza. E resistenza.
Ha una durata, il cammino a testa in giù. Ed è una sfida, sfida alla naturale predispozione del nostro moto corporeo. Sfida agli equlibri interiori ed esteriori. E' uno scherzo che l'audacia umana fà all'abitudine.
Ho come l'impressione che l'esistenza intera, almeno per quello che ho avuto la fortuna di vivere finora, si incentri sul faticoso percorso che porta al saper camminare a testa in giù. Penso che solo nel momento in cui si riesce, con naturalezza, a ribaltare ed invertire un comportamento, un sapere, una certezza, solo allora dentro sè la pace si è seduta in una comoda poltrona di cuoio. E osserva beata lo scorrere del tempo, l'andare del mondo.
Ma fino ad allora, sempre che arrivi, questo allora, fino ad allora come si riesce a capire dove va il mondo ?
E per quante volte, provando a camminare a testa in giù, sbaglieremo e picchieremo la testa ?

Consolati del fatto, che non siamo solo io e te, a porci queste domande.

Due piccole perle.
'Vertiges', è un album magnifico di Serge Houppin e Henry Torgue.
Bobo Rondelli, è una artista livornese, e una splendida, incerta, persona.



lunedì 7 febbraio 2011

CHEERS, EIRE.



Dal mio ultimo viaggio, in Irlanda, ho portato a casa un poca di luce.
La custodisco con cura in una colorata scatola di biscotti, al profumo di burro e birra scura.
E' forte ancora il ricordo del tintinnio di qualche brindisi, e gli occhi sono pieni di colori e paesaggi inconsueti, e stimolanti sensazioni.

Non ho ne la voglia, ne la capacità e forse neanche la pazienza per descrivervele.
Colgo il momento per iniziarmi a flickr, sul quale ho caricato una piccola galleria fotografica del viaggio. Sbirciatela e magari a qualcuno di voi verrà voglia di partire.

http://www.flickr.com/photos/cappellarinicola/sets/72157625867878439/

Intanto, vi anticipo una copertina -del luogo ove ho provato il maggior stupore emozionale, nonche il punto più ad ovest d'Europa, sull'Atlantico- e un'inno, in onore al mio compagno di viaggio.

C H E E R S , E I R E.
N.