giovedì 29 luglio 2010

PREPARATIVI

Dopo settimane di chiacchere, sogni ed idee, ecco i primi appunti di viaggio.



martedì 27 luglio 2010

POLVERE E VENTO SU NOI, PSM.


Domenica mattina.
Fuori, le nuvole disegnavano nel cielo strane ma intense figure. I bordi erano netti, tanto da stabilire un confine tra l'immenso ed il soffice, tra l'azzurro carico ed un bianco dolcissimo, sporcato qua e là da timidi grigi. Attraversavo veloce con l'auto una campagna deserta, rinfrescata dalla brezza arrivata con l'alba, i cui colori vividi, dai toni gialli e verdi, mi ricordavano una di quelle fotografie ad altissima definizione che si vedono solo in uno schermo o in un piccolo display, e che i nostri occhi faticano ormai ad incontrare nella quotidianità.
Dentro, nell'abitacolo, 'Fake Plastic Trees' dei Radiohead combatteva a tutto volume, contro l'affiorare in me di lontani ricordi, la gara a chi riesce a suscitare l'emozione più intensa .
Nel finestrino abbassato, limite fisico tra due mondi di rara intensità, il vento mi accarezzava con spinta decisa le dita della mano e i pochi peli dell'avambraccio, ricordandomi il suo pregio di pulitore mentale e morale, la sua spinta decisa verso altre direzioni, la sua magia del poter far scomparire o riafforare certi pensieri o certe emozioni.
Si. Penso proprio che sia vento quell'ingrediente magico che permette ad alcuni amici di gioventù andata, di ritrovarsi con semplice sintonia dopo parecchi anni. Vento che ha soffiato sopra una vecchia macchina tutta meccanica e zero tecnologia, costruita a pane e spiaggia, per togliere quelle tre dita di polvere che la coprivano. Vento che ha riempito anche i polmoni di quell'ingranaggio chiamato amicizia e gli ha ridato fiato e quindi parole, memorie, racconti, progetti nuovi e vecchi, confidenze, sospiri, battute, risate. Chiaramente qualche meccanismo era leggermente arruginito e forse rimarrà tale, ma un buon bicchiere di vino s'è fatto olio e ha ridato celermente la fluidità necessaria per tirare avanti un giorno e una notte.
Sabato sera.
Com'è stato piacevole ritrovare l'impulsività e la frenesia dei racconti del Bellotto, affabulatore da sempre, occhi chiari ad ipnotizzare o deviare l'attenzione, diviso tra investigazioni e scarpe; la leggerezza e la simpatia dei boccoli scomparsi di riky, che non si sa come ma quando si mette riesce a tirare fuori un sorriso anche alle pietre, e però non sa trovare il filo di legame tra una innocenti, delle case in legno e una laurea in ingegneria, solo perchè legame non c'è; l'immortalità del ciuffo biondo di Fabio, perennemente bello e forse inventore di storie inesistenti, spiaccicate agli amici per nascondere una terribile fragilità interiore; la dolcezza silenziosa della dottoressa elisona, che si è fatta donna, e ha gli occhi profondi e lontani come l'aria che entra dalle finestre del suo appartamento di periferia, e usa termini complicatissimi per descrivere la più imbarazzante delle parti del corpo umano; la camicia stirata, perfetta, attillata, e profumatissima di Zola, il mio mister, colui che da sempre veglia su tutti noi e sa tutto di noi pur sapendo di non sapere niente, da vero boss, da persona che meticolasamente ogni settimana perfeziona una vita magari monotona ed uguale migliorandone però all'infinito i dettagli, come tirare una punizione all'incrocio, allenamento e precisone; e gli occhi scuri e profondi di sara, che non conosciamo e non ci riconoscono, ma ci hanno ascoltati sornioni ed attenti tutta la notte.
Sabato notte.
Com'è stato piacevole poi addormentarsi in un letto che ormai non mi contiene più, e su cui è impossibile girarsi, e quindi costretto all'immobilità fisica non mi rimaneva che il movimento alla ricerca di ricordi lontani, archiviati in una biblioteca della memoria la cui posizione e la cui chiave la conoscono solo persone e serate come quella di sabato, e viaggi e paesaggi come quelli di domenica mattina.
Oggi.
Oggi scrivo, e ricordo, osservando la polvere che ha riiniziato a posarsi sulla vecchia macchina, ma consapevole che ci sarà sempre da qualche parte un pò di vento pronto a soffiare.

giovedì 22 luglio 2010

APPARTENENZA

Incredibile è lo stupore che mi pervade quando dal nulla mi sento di appartenere ad una parte di mondo, un luogo, una persona, uno sguardo, una canzone, un film, un attimo, un dettaglio.
Stamattina è capitato ad una testo di Juri Camisasca cantato da Franco Battiato.

NOMADI
"Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano
camminatore che vai
cercando la pace al crepuscolo
la troverai
alla fine della strada.
Lungo il transito dell'apparente dualità
la pioggia di settembre
risveglia i vuoti della mia stanza
ed i lamenti della solitudine
si prolungano
come uno straniero non sento legami di sentimento.
E me ne andrò
dalle città
nell'attesa del risveglio.
I viandanti vanno in cerca di ospitalità
nei villaggi assolati
e nei bassifondi dell'immensità
e si addormentano sopra i guanciali della terra
forestiero che cerchi la dimensione insondabile.
La troverai, fuori città
alla fine della strada."
Juri Camisasca


martedì 20 luglio 2010

SUONI DELLE DOLOMITI

Un omaggio ad una magnifica due giorni.


I LUOGHI.

IL RIPOSO.

L'ANDARE.

lunedì 19 luglio 2010

MAGLIETTE SUDATE.

Stamattina sento dolore alle gambe. Il ginocchio destro è ceduto all'interno, dovrò dargli parecchio riposo. Le spalle provano fastidio seguente al peso di uno zaino carico di certezze. Da due giorni mangio parecchio, ho ritrovato un appetito che non avevo da mesi. Bevo una birra ghiacciata, penso a quello a cui non ho avuto tempo di pensare ieri, troppo occupato con pochi cari amici a sorridere e far sorridere un mondo che ha scordato i valori semplici, e necessita di ritrovarli. Poi prendo un libro dalla mia scala, sicuro, leggo un solo racconto, è da venerdì che non vedo l'ora di farlo. C'è della musica giapponese che esce dal mio pc, non mi distrae, anzi accompagna il pensiero a mondi lontani.
Poi piango una lacrima sincera, una soltanto, che si asciuga sulla guancia prima di arrivare al bordo del mento e spiccare il suo breve volo verso un suolo inventato. "E ora scrivo. Al posto di qualunque altra cosa possibile ho per rimpiazzo e avanzo la scrittura. Che fesso."



"Mi tolgo lo zaino, mi siedo a terra un metro vicino, faccio un respiro forte, equivoco, tra la compassione e la scocciatura.
Smette, dice grazie.
'Di che ?'
'Di non aver detto niente, chiesto niente.'
'Venga in montagna con me, le passa tutto.'
'Non così in fretta,' dice per intendere che vado troppo svelto in confidenza. Fingo di capire a rovescio. ' Garantito: le passa tutto proprio così in fretta.' Mi guarda a sopraciglie infuriate. Perciò insisto: 'Lei domani sera sarà così piena di Alpi nelle ossa, dai piedi ai capelli, da dormire in pace col corpo, cuore compreso.'
[...]
'Affare fatto.'
'una fetta di torta di mele ?' chiedo.
'No, troppa grazia.'
'Allora domattina,' insisto 'perchè raschieremo il fondo alle energie e perciò dovremo averle.'
'Ho energia di collera da vendere.'
'No quelle sono tossine e le espellerai con la prima maglietta di sudore. portane tre.' "

tratto da 'Aiuto', Il contratrio di uno, Erri De Luca, 2003

venerdì 16 luglio 2010

ACCABADORA

Consiglio un racconto: Accabadora, di Michela Murgia, giovane scrittrice sarda.
Il libro è tra i finalisti del Campiello, ma al di là di questo, tiene uno spessore notevole e una fluidità eccezionale. Buona lettura !



"Salvatore Bastiù non ci aveva mai creduto che la notte portasse consiglio. La notte porta la notte e basta. Chi ha giudizio sa che i consigli bisogna farseli dare da svegli, perchè ogni alba nuova è un agguato da cui difendersi come si può. Lui, per buon conto, non era mai uscito di casa senza affilare l'arresoja e aveva cresciuto tutti i figli a pane e occhi aperti. Nicola più di Andrià aveva imparato tutto e in fretta, che il ragazzo non era di quelli venuti al mondo per fare ombra."

mercoledì 14 luglio 2010

NON POSSO RIPOSARE

Che poi accade che ti giri, tutto un tratto, e vedi che dalle finestre entra un filo di luce, fioca, e capisci che il buio sta andando a riposare, e stai prendendo d'anticipo il mattino. Poco importa se hai sonno. In quell'istante sei in un mondo diverso, che conosce altri tempi e altri luoghi e altre musiche; un mondo in cui molto spesso sei solo, e raramente in compagnia. Capita che a volte sia mentale, fatto da fiumi di pensieri, e sorrisi e qualche lacrima. A volte invece sia verbale, di parole, dette o scritte, di conversazioni e chiaccherate interminabili. Altre ancora carnale, di passioni magari inaspettate, e leggerezza. Oppure feste, lavori infiniti, fatiche di laurea, insonnia, e chi più ne ha... beato lui. Si beato perchè significa che è vivo, e prova emozioni, e combatte, e fatica, e piange o gioisce. Ma poi esiste anche una riconoscenza che la vita ti dona per tutto questro riposo perduto ? Certo. Il dono è poter vedere e ascoltare il mondo nell'attimo che si sveglia. Vedere le macchine a riposo all'interno dei cancelli delle villette, i parcheggi dei centri commerciali vuoti, i lampioni non ancora spenti, pochissime luci alle finestre delle case, un extracomunitario che va al lavoro in bicicletta, un vecchia con una bottiglia in mano che ondeggia, i netturbini che tagliano le foglie delle piante, qualche auto che sfreccia a raggiungere chissà quale stazione o aereoporto, un laborario di pasticceria che sforna le prime brioches; ascoltare i silenzi dell'umidità mattutina, una vecchia canzone alla radio, il vicino che tossisce nel sonno, il cuculo che si sveglia e ti saluta, un gallo che canta lontano chissà dove tanto da sembrar immaginario, le setole giranti del camion dei netturbini che accarezzano il manto stradale.
E allora, per tutto ciò che accade prima dell'albeggiare, e per quel poco che accade nel mentre, vale sempre, sempre la pena di resistere al sonno, e vivere qualche ora in più. Non posso riposare.

venerdì 9 luglio 2010

CASA E COSE

Visti i dubbi amletici che mi sconcuassano la bile queste settimane, a riguardo delle scelte future su casa lavoro cambiamenti vacanze eccetera eccetera eccetera, stavo cercando qualche certezza, anche piccolissima, da cui partire.
PArtiamo dalla casa, bisogno primario della razza umana. Penso che una certezza c'è l'ho, e sono le cose che voglio che si vedano nel mio futuro arredo, ovvero tutti quegli oggetti o suppellettili o chiamateli come volete che non nasconderò dentro a sobri armadi o contenitori o stanze rifugio. Dunque:
Giornali, riviste, agende, libri libri libri e quant'altro sia sfogliabile.
Bottiglie, taniche, ampolle, e qualsivoglia contenitore di vino e alcool di qualità.
Barattolini e contenitori di spezie, moltissime spezie, sapori, profumi.
Legna, tronchetti, fascine e derivati da bruciare nella stufa che un giorno arriverà.
Fotografie, quadri, prodotti della creatività umana, magari amica.
Un paio di scarpe ed un basco abbandonati sul pavimento o sopra il divano.
Anche basta. Bene, ora si può iniziare a pensare ad uno spazio.
Una certezza ce l'ho, non me par vero.

giovedì 8 luglio 2010

CATALANA E MARMELLATA



Di martedì. La presera, con del Franciacorta.
Ostriche crude, ghiaccio pepe e limone.
Like leggerezza, sapore d'acqua marina, pensiero distante.
Fiori di zucca ripieni di burrata e fritti in tempura.
Like delicatezza, sorpresa, sguardo croccante.
Capa santa allo zenzero, fritta.
Like quotidianità condita, insaporita, bollente al palato.
Di martedì. All'imbrunire, con della Vernaccia.
Catalana di mazzancolle, scampi e gamberi rossi.
Like rimembranza, stupore, sapore.
Di martedì. La sera, in pausa gelato digestivo.
Un gelato al limon. (senza paolo conte)
Like paura, imbarazzo, distanza.
Di martedì. La notte, con il resto della Vernaccia.
Tagliata di tonno alla piastra, su letto d'insalatina novella.
Like prima pesantezza, rabbia, sangue (anche "al sangue")
Di martedì. La notte fonda, con Vinicio, Tom, i Beirut e tutto il cucuzzaro.
Marmellata di luci fioche e braccia, fischiettando (intonato).
Like decompressione, grado zuccherino, altrove.
Di mercoledì. La mattina, con lenzuola di capelli.
Caffè. Latte freddo. Caffè.
Like boh, boom, bim e bam. (senza il pin).

lunedì 5 luglio 2010

QUALCHE GIORNO DOPO

Amara e dolce la mia vita.
Vita dall'umore a corrente alternata questo periodo.
E l'alternanza può avere intervalli d'ore, o di minuti, o settimane; è variabile e relativa, e forte, e fragile.
Sabato purtroppo aveva un'alternanza negativa che è durata pressapoco una giornata intera, causata da una moltitudine di piccoli e medi pensieri e da una settimana alquanto pessima, salvata dal corto circuito da pochi amici con la A maiuscola e da qualche messaggio d'augurio dalla commovente dolce potenza.
Di tutto ciò rimane una tenda, un libro, una bottiglia, dei calzini non colorati, una mancia, molto vino, una fetta d'anguria col ghiaccio, qualche sorriso (anche imbarazzato), l'alba, qualche bestemmia, qualche lacrima, molta amicizia profonda.
Oggi, dopo trentasei ore di decompressione, condite da sonno pulizie e cene ristrette, vorrei solo ringraziarvi tutti.
In ordine temporale (circa) grazie a: carlo, marco m, nic, dade, giulio, silvana, barba, erica, roberta, andrea, ilaria, pamy, silvia p, paolo e dianella, anna e salvo, roberto raffa e melania, iuzzo, bedo, marco g e vittorina, vale r, silvia b e nicola, cinzia m, manon, roberto red, francesca, zia graziella e zia maria, padre e madre, barbara e fam, nonno g, chiara, anna e dario, mirko, nadia, miki, vale m, yle e edward, sabi, zia mercedes, lele e silvia, carlotta, me stesso, nonno n, debby, cinzia d.
Arrivederci al prossimo, che sarà il secondo con il 3 davanti.
Vi voglio bene.
Nicola

venerdì 2 luglio 2010

DI RABBIA, DI CORSA E DI CUCINA

Che poi, quando mi sale QUELLA rabbia, e l'intestino fa il cazzo che vuole, e la testa scoppia e rimbomba la grancassa, e tutto l'alcool del mondo non serve perchè ormai ilo mio fegato vive di vita propria, e leggere scrivere ascoltare un disco non serve e spesso è impossibile farlo, e pure il vento in faccia della vespa a volta non cura, bhè, le uniche due cose che mi rimangono, come antidoto, o antidolorifico parziale, sono correre e cucinare.
E allora scompaiono per qualche ora o qualche mezzora tutti i fottuti pensieri che stanno rovinando questa mia settimana che mi porterà a raggiungere i miei primi 10592 giorni di vita outvaginale.
Martedì sera in parco Querini sembravo uno di quegli invasati che si preparano per chissà quale gara podistica e corrono corrono sudano scattano ripetute scatti stretching allunghi fatica spossatezza limiti muscolari e via così, fuori tutto, addio tossine, mens sana in corpore sano.
Ieri invece ero così concentrato sui miei ingredienti, sui piatti, il menù la cottura sapori spezie olio e amore che le mie mani trasmettevano a quei cibi i cui profumi e colori mi hanno portato diretto dentro al loro mondo, facendomi brevemente scordare il mio.
Aimè, oggi si riparte, l'antidolorifico è finito.

"Per la mia rabbia enorme, mi servono giganti."