venerdì 24 giugno 2011

VESPIRIToGREECE



"Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne..."

Dunque, per dirla alla Salinger, non è che ho molti cazzi di stare qui a raccontare smielando la storiella del gruppo Vespirit, e della sua prima esperienza, il breve tour greco tra le isole ioniche.
Più che altro avrei voglia di di costruirvi dentro la gola un piatto che vi lasci il sapore della curiosità.
Curiosità per un gruppo di amici che quasi per scherzo decide di viaggiare assieme per una meta tutto sommato vicina. Ma decide di farlo con vespe d'epoca, bianche, bianche come la balena di moby dick o come la cecità di saramago o come il latte appena munto o come un foglio vuoto sul quale inventare non un viaggio, ma una vita.

Ma ripeto, e mi rammarico, non ho molti cazzi. Sarà l'ora, sarà che prima di ogni viaggio cerco di mettere un punto a qualsiasi cosa aperta nella mia vita, lavoro salute sport o dubbio che sia. Sarà che sono le 3 passate e mi sono concesso un porto di troppo. Sarà che che quel zaino da montagna mi guarda al limite dello scoppiare, e ancora non sa che prenderà la direzione dell'acqua e non della neve. Sarà che riempire uno zaino da 28 lt. e non un trolley ti insegna forse meglio di qualsiasi altra cosa il concetto di scelta, di rinuncia. Sarà che finalmente il mio cuore malato ha trovato una musa ispiratrice. Sarà che ho voglia di vivere i miei compagni di viaggio, sarà che mi dispiace sinceramente per flavio, sarà quel che sarà.

Troppa confusione ora. Lascio che la pulce nell'orecchio, che spero di avervi messo, induca domande, alle quali io lele silvia seba agnese stefanos vale e tutto il popolo greco proveremo a rispondere. Nel frattempo state sereni, bevetevi un bianco, subito, e capite qual'è il vostro spirito ora, oggi.
Il nostro, oggi, è VESPIRIT.

Buon viaggio. LACIO DROM.

martedì 21 giugno 2011

ESTATE

Crollano silenziosi i primi castelli di sabbia,
il cetriolo bislungo affatica quei rami di pianta ancor giovane;
e quanto grida la madre, per la figlia che a questa stagione non più l'ascolta,
e quei corpi, si ridanno speranza e sorrisi, ma sudando più del consueto.

Le zanzare cantano poemi sofferenti al buio, in mezzo a cuscini e lenzuola
e i parchi s'affollano di palloni colorati e ginocchia sbucciate,
le auto in coda verso il mare fanno il verso al lento andare della tartaruga,
e gli occhi umidi di quel cane lasciato sul ciglio, annunciano, l'Estate.

Si tormentano, i vecchi, in quegli umidi salotti umidi, tra afa e vuote televisioni,
e il colore verde tutto attorno che riempie gran parte della retina;
spopolano le feste popolari, raccontando sempre qualcosa di vecchio, e mai qualcosa di nuovo
ed Emma, che beve alla pubblica fontana, ridona speranza al futuro.

Crepita il ceppo nel camino, ancora troppo umido, fresco di taglio
come gli occhi di lui che già pensano all'inverno. Inarrestabile, tornerà,
ma il riposo e il ristoro ora giungono la sera, tardi, sul terrazzo
ove la brezza mi porta l'eco di incontri lontani, di mani, di corde e ranocchie.

domenica 5 giugno 2011

INVECCHIARE

A volte non bastano cento capelli bianchi che già porti, ma sarà inaspettamente il centounesimo a renderti consapevole che stai davvero invecchiando.
Tutto ebbe inizio parecchio tempo fa, questo lo sapevo, lo sapevamo. Quando in treno un innocuo ragazzino ti saluta con un 'salve' o una signora sulla quarantina ti si rivolge con un gentile 'mi scusi'. All'inizio fu sorriso, imbarazzo forse. Poi davvero i primi capelli bianchi, dopo troppe notti insonni per terminare la tesi, rafforzati magari da una grossa delusione sentimentale. E quella stretta di mano coronata da un 'avvocato' 'architetto' 'ingegnere' data frettolosamente dal dirigente di un albo professionale. Ancora, la prima dichiarazione dei redditi da libero professionista. E poi lo spritz macchiato Aperol che non ti piace più, e l'inevitabile passaggio al Campari. Ecco, a questi primi 'capelli bianchi' chissà che peso avrai dato, tu. O magari non hai proprio dato peso, ma solo una piacevole attenzione, anzi quasi un piacere da fascino di ormai tangibile maturità.
Così mentre gli anni trascorrevano sempre più veloci, si aggiunge un ricordo d'infanzia, la morte improvvisa di un caro amico, una scelta importante da prendere nella quale sei responsabile solo tu, una promozione a lavoro o magari un'aumento della paga, la seconda casa in affitto che lasci, i primi mobili acquistati con i pochi risparmi, l'idea di un mutuo od un prestito, il padre che ti cede l'attività, la schiena che il mattino dopo la partita a calcetto non ne vuole sapere di schiodarsi da quel suo blocco di comodo. E tu, e io, e noi, sempre a sorvolare, passarci sopra, fermarci mai, e 25, 26, 27, 28, 29. Ecco forse tutti a ventinove un attimo di esistazione ce l'abbiamo. I trenta incutono timore, che poi è una gran cazzata, ma sicuramente aiutano a rallentare quel tanto che basta per pensare un pò, riflettere un pò.
I trentanni sono una curva a gomito. Freni un attimo, quasi ti fermi, e poi via, piedi sull'acceleratore e si riparte.
Verso dove, o con chi, quello, mica a tutti è chiaro. Ognuno accelera a suo modo.
Capita però che durante quella frenata , in curva, che insomma può anche durare dei mesi, o un anno, ti volti a guardare indietro, o un piccione riesce a cacare sul parabrezza della tua auto, o dal finestrino vedi un bambino che ti saluta dal giardino di fronte, o un vecchio impreca urlandoti dietro perchè nella sbadataggine gli hai sfiorato la bici. Accade sempre qualcosa durante quella frenata, e tu che voglia o no, te ne accorgi. Accade qualcosa, e te ne accorgi.
Accade che la tua prima fidanzata partorisca un magnifico bebè, non tuo. Accade che anche tuo fratello minore si laurei e adesso lo vedi seduto su una scrivania vicino la tua quasi tutte le mattine. Accade che ormai quasi nessuno ti da del tu, e ormai tutti ti danno del lei. Accade che il nonno che ti teneva sulle ginocchia e ti faceva i grattini sulla schiena, ora ti guardi silenzioso con quei grandi occhi azzurri mentre lo infili a letto del ricovero e gli rimbocchi le coperte. Accade che ti senti in imbarazzo a farti una pagare cena fuori dai tuoi genitori, e vorresti quantomeno mettere la tua quota. Accade che qualcuno si fidi di te sulla parola e ti affidi gruppi di persone da affabulare ed accompagnare in giro per l'europa. Accade che inizi a pensare a cosà sarà, domani, dopodomani, l'anno prossimo. Cento. Centesimo capello bianco. E il centouno ?
Una bicicletta. Non una qualunque, la bicicletta delle tue vacanze estive. La bicicletta che portava il tuo culo da diciasettenne tutti i santi pomeriggi al Bagno Pagoda, e tutte le sere prima in Sala giochi da Zola, e poi magari a ballare da qualche parte, o al muretto di Terrazza Mare a cercare di attirare l'attenzione di qualche giovane straniera. La bicicletta a cui avevi dato un nome, 'Deca', e che quel nome lo porta ancora con orgoglio.
Il centounesimo capello bianco, quello che ti sega le gambe e t'ingroppa la gola che neanche riesci a cacciare una lacrima, può essere una bicicletta. Una bicicletta che una domenica mattina qualunque ti accompagna quasi a braccetto per quelle vie del tuo passato che tanto non sono cambiate, quelle vie, quelle case e quei pini marittimi che sono sempre li, al loro posto, e tu li osservi, lentamente, silenziosamente, e senti che quello che è cambiato sei tu. Tu.
Tu che osservi con occhi diversi, tu che provi altre emozioni, tu che adesso provi quasi disgusto per certe costruzioni abitudini o dettagli, tu che non eri mai entrato in quel vecchio panificio, tu che quell'asfalto lo conoscevi a memoria e giravi sempre senza mani sul manubrio e ora al primo tentativo quasi cappotti, tu che sei invecchiato, tu che senti e capisci di essere invecchiato.
Poi, d'un colpo, ti passa davanti agli occhi un aereoplano di carta, che fila, eccome fila, e non ne vuole sapere di inziare la discesa. E ti volti stupito, e non vedi bambini o genitori alla rincorsa. Ti rivolti e l'aereoplano è ancora in aria, poco più distante, fiero, bianco, leggero, veloce.
E allora capisci che la curva è finita, ed è giunta l'ora di accelerare.
Oggi ho compiuto trentanni.

venerdì 3 giugno 2011

RINO

Con l'occasione, un saluto per il 30 anniversario della morte di Rino Gaetano.
Condivido, stimo ed omaggio, la tua ATTUALITA', UNICITA' e RARITA'.



Rare tracce di signori
benpensanti e non creduti
traffichini grossi e astuti
ricchi forti e incensurati
Rare tracce di vita su Marte
Venere e Plutone
rare tracce di un cannone
che ha sparato ha ucciso
ha fornicato
rare tracce di peccato
di sevizie di ricchezza
rare tracce di tenerezza
in un mondo che si nasconde
nella propria incolumità
Rare tracce di un passato
che è passato e che ritorna
lascia un segno e poi sparisce
dove andra?
Rare tracce di un treno
che parte veloce e spedito
rare tracce di un perito
di finanza e di evasori
rare tracce di buoni gestori
nella nostra società.
Ma io conosco le mie virtù
i miei difetti la mia volontà
ed io riconosco che ci sei tu
e faccio tutto,penso scrivo rubo mangio
per conoscrti di più
Rare tracce di gente
che lavora che produce
quando chiede nulla scuce
a un sistema che non va
Rare tracce di fortune
che si perdono alla sera
da teppaglia ammanicata
capace solo di
opinare ponderare deliberare prevedere
escogitare ideare meditare concepire
elucubrare congettuare arbitrare giudicare disserrare spalancare strombazzare armeggiare
appagare tracce rare
di chi è capace di operare
agire realizzare effettuare avverare
concretare esercitare lavorare addestrare
assuefare applicare elaborare manipolare
arrischiare rinunciare smanovrare ammansare smandrappare detestare adorare esecrare