martedì 29 maggio 2012

IL GIGANTE E IL MAGO \ R3

"..io richiederei, se fosse possibile, un racconto vero ed uno inventato. scopo del gioco per il lettore è capire quale dei due è veramente falso.."

IL GIGANTE
Il signor Karlsten abita in un grazioso quartiere di un grazioso paese di un grazioso stato di una graziosa terra del nord Europa. Attorno a lui tutto è grazioso. L'abat-jour alla finestra della cucina del piano terra, che si affaccia al cortile pubblico e non si nasconde dietro egoistiche tende, è grazioso. La bicicletta nera con sella e manubri rivestiti in cuoio, parcheggiata fuori la porta, e assicurata da un semplice lock, è graziosa. La strana colonna color verde bottiglia che si erge per un metro appena sopra la piazzetta comune alle residenze, e che racogglie pneumaticamente la spazzatura riciclabile, è graziosa. Sua moglie, è graziosa, con quei lunghi capelli biondi gli occhi verde smeraldo la camicetta a righe verticali sottili sottili e un sedere talmente grande che a fatica passa la soglia di casa. Il signor Karlsten abita una vita graziosa, perfetta quasi, invidiabile, ecologica, sostenibile, eonomicamente equlibrata, eppure, non riesce più ad uscire di casa. E' diventanto gigante. Gigante. Sorpassa con tranquillità i due metri, il suo peso non ci è concesso di conoscere, ha braccia gonfie piene di muscoli con i quali in gioventù pescava aringhe con l'equipaggio della 'LilleP', i polpacci sembrano grossi salami di renna. Il signor Karlsten è consapevole della sua condizione particolare ma sfortunata, non si piange addosso, e sebbene sia chiaro a noi tutti che morirà senza più conoscere alcun centimetro del mondo, è felice perchè ha trovato la sua nuova strada, il suo progetto da donare all'umantità intera. Il signor Karlsten scriverà fiabe per giganti. Fiabe, per giganti.

IL MAGO
Sono le 4.40, la sveglia sul comodino suona ripetutamente da una decina di minuti. Non è possibile neanche posporla, è una sveglia di una camera d'albergo. Sul letto poco distante, immersa nel bianco candido e profumato delle lenzuola, una donna. Al suo fianco, un cuscino, vuoto. Al suo fianco, un posto, vuoto. Non si capisce ancora se il posto è vuoto perchè nella sua vita non c'è anima gemella o compagno d'avventure che sia, oppure se è vuoto perchè l'albergo ha scelto letti matrimoniali anche per le stanze twin. Non ci è concesso saperlo, ma, a veder bene quell'intorcigliamento di seta e piuma, a capire quella posizione di gambe che allungandosi sulla diagonale cercano.. cercano, a veder bene insomma mica ci si capisce nulla. E intanto, la sveglia suona. E la terra trema. E il mondo si desta, si alza, in pigiama, scende le scale si rifugia sotto una trave presunta, esce al parcheggio con i piedi scalzi che baciano un fresco asfalto appena colorato, urla disperazione, chiama i figli al cellulare, vede la terra aprirsi ai suoi piedi, le statue cadere, il lavoro finire e seppellire; il mondo dimentica l'amore per aprire le porte alla paura. E lei, con un'aquilone tatuato sul fianco, si rigira tranquilla e pacifica su se stessa, e dorme, beatamente. Ma tutt'un tratto qualcosa di improvviso le toglie il sonno ed i sogni. Apre gli occhi d'impulso, un battito troppo forte le squarcia il petto, si guarda attorno, capisce, suda, in silenzio, si mette seduta. E volta piano, lo sguardo, di lato. E' li, anche se nessuno l'ha visto, con un papillon rosso al collo, gli occhi chiusi, una buffa camicia d'argento e un profumo di sambuco che inebria lo spirito, lì c'è il Mago. Il Mago è al suo fianco, e può tremare la terra, suonare la sveglia,può esser presto o può esser tardi, può tutto, ma il Mago c'è. E dorme beato, al suo fianco.

Dedicato a tutti quelli che, oggi, ma anche ieri e domani, si senton perduti, e han bisogno di fiabe, amore e magia. Per continuare, per ripartire. Ta daaaaa !!!

Rip.
Sentite, facciamo un gioco, da oggi al giorno prima dell'epilogo.
Passiamo alle domande finali, alle richieste, come a fine lezione, un momento di partecipazione.
Chiedetemi qualcosa. Un pensiero, una storia, una canzone, un argomento, un punto di vista.
Mi piacerebbe parlare di qualcosa che stia a cuore a voi, prima di salutarvi.
Ci conto.

VISTA-TATTO-UDITO-OLFATTO-GUSTO un anno dopo \ R2

"...post morte e post resurrezione, e post altre richieste più importanti, un vista-tatto-udito-olfatto "un anno dopo", magari a conclusione di tutto!..."

Non chiudo, ma ri-apro, dopo un mese di silenzio, dovuto all'Europa, ai miei impegni, a me e a lei. Imput stimolante e leggero.


VISTA
Biciclette, ovunque, biciclette. Ingorghi a semafori negli orari di punta, di biciclette. Parcheggi a due piani, di biciclette. Biciclette a 3 ruote, biciclette con portabimbi, portapacchi, impianti stereo. Negozi di biciclette nuove od usate, ogni altro incrocio. Una società diversa, ho visto una società che crede in futuro diverso, possibile, attuabile, economico, salutare, ecologico, sociale. Di cui mi piacerebbe far parte, da qui. Ho visto, biciclette.
TATTO
Vento del nord che sferza e si incunea fra, le mie poche rughe. Vento forte che perdura, non conosce sosta o limite, come il nostro maestrale. Vento di nord che tocca, tatta, guance mani labbra, sopracciglia. Vento che secca, crepa, spazza, soffia. Ho toccato, anzi, sono stato toccato, seccato, da Vento.

UDITO
Si muovono da sole, le mie spalle, a mossette. Boney M sa muovermi, passa dalle mie orecchie e scuote dentro. Prima il sistema uditivo, poi l'intestino, i ricordi, i muscoli. Ho udito, godendo e gioendo, Rasputin. Salto, ascolto, sorrido, tendo l'orecchio.

OLFATTO
La mia casa pulita, pulita da mia madre. Il profumo, forse odore, sicuramente estraneo al nostro olfatto, di un dopo. Passa una mano di madre, e toglie. Pulisce forse, forse rovina. Destabilizza l'olfatto. Albergo, ho sentito profumo, puzza, d'albergo.

GUSTO
Semplicità, intensità. Pane al nero di seppia, fatto in casa con mani e polpastrelli, senza forze meccaniche o elettriche. Sugo al pomodoro appena stufato, materia prima dell'orto, olio buono, spezie selezionate. Desiderio d'estate. Ho gustato un desiderio.
 
Rip.
Sentite, facciamo un gioco, da oggi al giorno prima dell'epilogo.
Passiamo alle domande finali, alle richieste, come a fine lezione, un momento di partecipazione.
Chiedetemi qualcosa. Un pensiero, una storia, una canzone, un argomento, un punto di vista.
Mi piacerebbe parlare di qualcosa che stia a cuore a voi, prima di salutarvi.
Ci conto.