venerdì 31 dicembre 2010

2010: EPILOGO

Epilogo (conclusione)

Torna ad un anno di distanza l'appuntamento con l'epilogo di fine anno.
Saluto il 2010. Un anno iniziato con una sfaticaccia notturna a lavoro e uno champagne bevuto da solo appena sveglio mentre mi masturbavo. Continuato tra importanti chiusure di capitoli -rapporti, tornei estivi, s.lucia, università- e aperture di altri -viaggi come accompagnatore, albergo balena, altri rapporti, progetti-. Condito da soddifazioni sportive -cuore isola in promozione-, da viaggi e vacanze magnifiche -su tutto il mese sardo con marco-, da pensieri parole luoghi, da gioiebrevi ma intensi, e qualche infelicità, da principesse che consolidano amicizie e portano sorrisi, da attese eterne, da musica che colma, e minestroni, e vino buono.
Stasera non festeggio, in linea coerente con i miei ultimi 3 anni. Ciò che si doveva festeggiare, è già stato brindato a dovere a suo tempo.
Brindo però alla ricchezza interiore che mi ha portato questo ennesimo anno di passaggio ed evoluzione, e ballo da solo, e brindo ora, con un bicchiere di amato vino rosso.
Cin cin ! Festeggio questi dodici mesi trascorsi, alla mia, alla vostra. Salute !
Domani si riparte, la casa è pulita, i fiori inaffiati, gli amici salutati.
Un'altro anno è andato, che la vita continui !
nicolacappellari




UN PO DI CAZZI MIEI.

Breve autobiografia interrogante

(si Sconsiglia la lettura)

Salve, mi presento. Il mio nome è Nicola Cappellari, ho compiuto ventinove volte gli anni e ho un’età biologica di circa 30 anni. Sono nato a Vicenza, vivo a Dueville, un piccolo paese-dormitorio in provincia. Sono italiano, più di sangue che di idee. Però sono fiero del mio paese, con le sue bellezze, le sue contraddizioni, e incoerenze. E’ questa terra che mi ha scelto, e la rispetto, e la stimo, anche se non condivido fatti ed idee di molte persone che la popolano e la dirigono.

Oggi scrivo una breve autobiografia perché in testa mi frulla una domanda, e perché tre giorni fa mentre nuotavo in una piscina deserta sull’altopiano, mi si è aperta una falla dentro i pensieri.

La mia famiglia rientra nel sottoinsieme della borghesia: padre laureato che gestisce 3 attività, madre diplomata che lavora come libera professionista con tendenze e passioni artistoidi, fratello bello e dotato, viziato, e con futuro certo visto le doti. Case e capannoni di proprietà, sia per la vita quotidiana che per le vacanze; debiti e certezze del saper fare, del ‘mi me so fatto da solo’. Nonni ex poveri, contadini cuochi e panettieri, gente de campagna. Ad oggi rimane l'affetto, ma i rapporti familiari sono compromessi e distanti anni luce da un equlibrio anche solo di convenienza. E non scenderei nei dettagli.

Dalla mia famiglia ho avuto parecchie possibilità, prima fra tutte il diritto e la facilità di studio. Sono diplomato geometra, con 95/100; ho preso il patentino di agente immobiliare; sono architetto laureato allo Iuav con 110/110 e lode; ho frequentato e portato a termine diversi corsi di disegno, modellazione, grafica e step linguistici. Sono eterno studente, in qualsiasi materia, come diceva Guccini.

I miei studi, i miei bisogni e le mie passioni hanno fatto si che imparassi e svolgessi diversi lavori negli anni: architetto, grafico, disegnatore, accompagnatore di viaggi, assistente universitario, curatore di mostre, aiuto cuoco, cameriere, mescitore di vini, tuttofare cattering, venditore, agente immobiliare, mulettista, geometra da rilievi, aiuto pizzaiolo, consegnatore a domicilio di cartoni ricolmi di gioie culinarie tardo domenicali, libero professionista marchiato da codice scacciasperanze qual è la partita iva..

Amo organizzare le cose i tempi e le persone. E’ una dote che ogni tanto esce e che uscirà, ma di cui non vado poi così fiero.

Sono sportivo e credo nello sport, sebbene madre natura non mi abbia dotato di un fisico adatto alle mie idee e volontà. Gioco a pallacanestro da 23 anni, ho fatto un anno di calcio e uno di nuoto; gioco, mi diverto, pratico e me la cavo con la mountain bike, lo sci da fondo, il calcetto a cinque, il trekking, lo snorkeling, il ping-pong, qualche scambio di tennis, il nuoto.

Ho amato, e sono stato amato, due due Fiori di donne, in età e modi diversi. Poi ho provato sentimenti forti che non sono riuscito a classificare con un nome per almeno altre 2-3 donne. E poi qualche clandestinità, qualche storia spezzata o non vissuta, qualche scopata serena, qualche occasione perduta. Come tutti. E come tutti ho ferito, e sono stato ferito. Oggi, sono solo, per scelta coerente nei onfronti del mio voler provare sentimenti forti, veri e definitivi. Magari sbaglio. chissà.

La salute oggi è buona, a parte una contrattura perenne alla schiena e un pollice mal messo. Però in passato ho subito operazioni –ernia,tonsille,menisco,occhio..- ho rischiato la vita –tendaossigeno- ho combattuto allergie anche fortissime, influenze tropicali, debolezza corporea e fragilità ossea e tendinea di svariato genere –legamenti ginocchio sx, legamenti caviglie, distorsioni, lussazioni, e madonne varie-, scogliosi e schiena consumata a 20 anni. Ma tiro avanti, con consapevolezza ed impegno.

Amo viaggiare, Ho combattuto limiti e ostacoli economici e familiari per questo, sono ancora parecchio indietro a mete, ma mi rifarò. Ho viaggiato molto in Italia e in quasi tutte le sue isole, anche minori. E poi francia, spagna, portogallo, germania, svizzera, austria, grecia, slovenia, croazia, svezia, norvegia, Inghilterra. E arriveranno l’irlanda, il giappone, la turchia, e poi chissà.

Amo cucinare. Da quando sono piccolo. Organizzo cene a tema, invento dal nulla, sbaglio, azzecco, e ricerco molto, sui prodotti e sul vino. Sogno di… bhè è un autobiografia che non rivela i sogni, altrimenti poi tra vent’anni cosa vi racconto?

Amo la musica e la fotografia, fotografo per passione con una vecchia reflex ricevuta in eredità, e suono a casaccio una chitarra provando ad impare un qualcosa per cui non sono assolutamente portato.

Amo leggere e camminare. Diciamo che leggo molto di più di quello che cammino. Entrambe queste passioni sono fresche, nate un paio d’anni fa.

Sono fiero e fortunato ad avere delle amicizie, vere. E non occorre aggiungere altro.

Ho abitato in quattro case nella mia vita, e penso siano troppo poche per un trentenne al giorni d’oggi: dueville in via fogazzaro, due ville in via rossini, vicenza in santalucia e ancora dueville all’albergo balena. Alcune di esse radici, altre passaggi. Alcune dovute, altre sudate, altre ancora meritate e guadagnate.

Mi sento vasto dentro. Vasto e de-vastato. Mi sento ricco di cose da donare e allo stesso tempo ancora vuoto e in attesa di ricevere moltissimi input per crescere. Mi sento stanco fisicamente ma pieno di energie moralmente. Mi sento fortunato per molti versi, e sfortunato per pochi altri. Mi sento in evoluzione. Sogno, sogno molto. Ma ad oggi ho pochi obiettivi, facili da raggiungere con un poco di impegno. Un paio di viaggi, un lavoro, uno studio da aprire.

E poi ? Cosa rimarrà ? Una vita di tappe e crescite brevi fino al momento della morte ? E i grandi progetti ? E la Vita da creare ? E le rivoluzioni ? E la pace ? E i sogni ?

Son tre giorni che nuoto. Prima nella vasca vuota della piscina comunale di Canove. Poi nell’ordine dei ricordi autobiografici, nel mio passato e nella mia consapevolezza. Ora nel mare immenso che è la mia coscienza.

Nuoto, e mi interrogo. E ne esce una sola, semplice, secca, aspra, domanda.

CHE CI FACCIO QUI ?



mercoledì 29 dicembre 2010

CAMMINARE

Mi piace camminare.

Mi piace decisamente più di correre o passeggiare.

Correre è un’attività fisica che mi stanca la muscolatura dopo poche decine di minuti, e pure m’annoia ad esser sincero. Non nego che ogni tanto uso la corsa come medicina ad una giornata particolarmente pesante, ad un acido morale che non riesco da solo a farmi passare, ad ansie sentimentali che ormai conosco e solo la corsa o il sonno riescono a sconfiggere.

Passeggiare è vetusto, lento e svogliato. Non si hanno mete quando si passeggia, è un’attività piuttosto rilassante ma da compiere imprescindibilmente con una compagna o degli amici. Fa molto domenica pomeriggio, testa vuota e tempo da non investire. Forse non è proprio il mio periodo.

Camminare invece è adorabile. Spesso se uno cammina ha una meta, un obiettivo da raggiungere. Lo si può fare accompagnati o soli, e non nego che quando cammino da solo raggiungo spesso la pace interiore. Camminare svuota lentamente, a differenza della corsa. Scarica pensieri e nodi man mano che si esauriscono le forze. Camminando si osserva e ci si osserva. Una città, un sentiero di montagna, una lunga baia dorata, una mulattiera coperta di neve, un intricato labirinto interiore di ricordi. Posso camminare per ore, una giornata intera, a seconda di quanto mi rifocillo e mi riposo durante il tragitto.

Mi piace camminare.

Ieri mi sono svegliato tardissimo, verso le tredici. Penso di aver dormito oltre le dodici ore, e sognato che ricordo almeno 4 volte, una più magnifica dell’altre. Ho fatto un abbondante colazione mentre guardavo i miei pranzare con pasta e funghi. Per me caffè, spremuta, latte, biscotti e della frutta. Avevo addosso una tremenda voglia di camminare, nella neve. Mi sono vestito a dovere, pure troppo (la calzamaglia non la mettevo da anni, un figurino!) e verso le due meno dieci sono partito. Ho raggiunto il primo campo innevato che permettesse una certa visuale, e ho scelto di dirigermi a nord-ovest, verso il tramonto. Scelto un obiettivo, Forte Interrotto, sono partito a passo regolare. I moon-boot immersi nella neve, un album di Paolo Conte alle orecchie, e tutto attorno un paesaggio immobile di boschi e prati innevati e piccoli paesi, dominato dai recinti di filo spinato che segnano il limite del pascolo estivo tra le varie fattorie. Che strane figure disegna quel filo spinato nella neve, sembra un’immensa cucitura di una vecchia coperta bianca. O forse è quello che piace pensare a me, che un elemento di divisione nel micro paesaggio diventi in realtà simbolo d’unione ad uno sguardo più ampio. Ho camminato circa ottanti minuti, assorto a tratti nei miei pensieri e a tratti nelle parole di Conte, superato circa 400 metri di dislivello, sudato ben 2 magliette e un berretto di pile. Arrivato al Forte mi sono riposato cinque minuti, non pensavo davvero a niente, ammiravo solo il paesaggio seduto su una roccia ripulita dal nevischio. Ho spento l’ipod, mi sono bagnato le labbra con la neve fresca, e ho provato un certo fastidio corporeo per la maglietta sudata che non potevo togliermi. Ho ripreso a camminare, in direzione contraria, per tornare a casa. Se all’andata ho liberato maggiormente lo sguardo e le energie fisiche, al ritorno volevo svuotare la mente e ascoltare i piccoli rumori della montagna. Latrati di cani in lontananza alternati a soavi pernacchie che la neve faceva al bosco cadendo dai rami. Un solo uccello ha cantato il suo richiamo. Le luci della sera nel frattempo raggiungevano i toni del rosso e i miei pollici si congelavano pian piano. Ho camminato in tutto circa due ore e mezzo, quasi ininterrottamente, e mi sono portato in ricordo due vesciche ai piedi da moon-boot (attenzione: non camminate mai con i moonboot per oltre dieci minuti). Tornato a casa, una doccia calda, una tisana bollente, e una lettura di Salinger da iniziare. Stavo bene. Stavo davvero bene.

Mi piace camminare.

sabato 25 dicembre 2010

BUON NATALE !




NONPOSSORIPOSARE AUGURA A TUTTI
BUON NATALE !!!




mercoledì 22 dicembre 2010

MEN OF THE RIVER

LADIES AND GENTLEMAN, IN ANTEPRIMA MONDIALE, ALL'ALBERGO BALENA, I MAGICI "THE MAN OF THE RIVER" IN CONCERTO !




martedì 21 dicembre 2010

LEGGEREZZA

Non posso non Omaggiare un fatto.
Con stima, ed orgoglio, e felicità.

Oggi, primo giorno d'inverno, nonchè giorno più buio da 400 anni a questa parte, una luce ha baciato la mia cassetta postale.
50 giorni. 50 giorni di Albergo Balena, nessuna corrispondenza. Al 51° giorno, in anticipo su possibili bollette o pagamenti o chissà cos'altro, una lettera.
UNA LETTERA. anonima. scritta a macchina.
Una lettera anonima scritta a macchina contenente un titolo e una citazione.
E basta.
Leggera. Neve.

Potrei sbizzarrirmi con racconti o fantasticherie. Potrei impegnarmi nell'indovinare o scoprire il mittente. Potrei interrogarmi sui perchè, magari spinti dalle scritte provocatorie della mia cassetta postale, magari dall'amicizia, magari da interessi amorosi, magari dall'ilarità. Potrei ipotizzare un sesso. Potrei, ma non voglio. Attendo, semmai, un indizio.

Invece, voglio concentrarmi sul mio sorriso, sull'eccezionalità, sul piacere, sulla rarità, sulla leggerezza.
Grazie, signor Lettera.
Grazie, signorina Lettera.
Ti stimo.

Leggerezza
"I granelli di polvere
che turbinano in un raggio di sole
in una stanza buia"
Lucrezio

lunedì 20 dicembre 2010

SPROUT AND THE BEAN

Ecco dunque che in me è arrivata all'imprommuso la stagione della terra.
Le gelate dei giorni precedenti, e l'abbondante nevicata di venerdì, hanno fatto sì che la discesa letargica verso madre terra fosse anticipata piacevolmente di qualche giorno.
La sciarpa del pomeriggio, una zuppa di zucca e miglio, piedi gelati, soavi canti femminili.
Torneranno i minestroni, tornerà il sonno, tornerà la lentezza, tornerà il tepore geotermico.
Diventerò 'radicio', carota, verza, fagiolo. Germoglierò nel freddo, tirando fuori timidamete il cranio, di volta in volta, giusto per respirare e far capire che ci sono.
Elargirò qualche sorriso, usando mani sporche di fango e fuliggine e baffi congelati ricolmi di brina.
Chi vorrà, verrà nel campo, a raccogliermi, e si chinerà per strapparmi dalla terra. Poi farà di me un'insalata flaccida o una pietanza calda, scordando di aver lasciato cuore e radici al riparo sotto la crosta terreste, pronte a germigliare ancora.

Ascoltatevi questa pazza, è Bellezza allo stato puro.
"Sprout and the bean"

giovedì 16 dicembre 2010

ATTENDO.



Cinque uova, cinque patate, cipolla aglio e poco basilico, sale e pepe, grana. La padella lentamente cucina una tortilla tanto inventata quanto buona e sfamante. Brucia però, la padella, e il composto vorrebbe attaccarsi e attecchite il fondo della stessa. Salta, si rompe, viene riposta dentro una terrina di vetro e passata volante al forno, che si rapprenda. Un filo d'olio doliva a crudo, nel finale, per donare mediterraneità al preparato. Poi, nel frigorifero.
Il giorno dopo, stempeta, sopra una stufa, od un termosifone, e servita a fianco di un calice ricolmo di vino rosso, di casa, appena versato da una bottiglia che non contenga meno di 2 litri, sfama. Alle casse dello stereo di casa, che siano esse in sala o cucina, pianoforte dolce e delicato, dalla melodia anche scontata, ma dolce. Perchè senza un contrasto musicale non si apprezzerebbe la tortilla ed il nero.
Le luci, rigorosamente, accese a giorno, ma sulla stanza a fianco. Come se la vita, la gioia, il calore, la luce, ti fosse poco distante, ma non a portata di braccio. Come se mangiar un piatto semplice ma ricco, bevendo un buon bicchiere, ascoltando musica dolce e soave, fosse un incipit, o forse un epilogo, ad un qualcosa di vivo che ti è accaduto, o che ti deve accadere.
Magari che non coglierai mai, come una primula che cresce tra due binari di una linea ferroviaria ad alta velocità.
Torniamo a noi: la tortillas, la musica, la situazione diversa tra le stanze. Ecco, si, insomma, prima, prima una doccia, lunghissima, di quelle che se ne fottono del problema dell'acqua nel mondo, ma se ne fottono consapevolmente sia chiaro. Una doccia come una cascata, un fiume bollente, e tu sotto, capo chino, ginocchia ranicchiate, braccia che abbracciano gli stinchi, e acqua che suona melodie sui tuoi timpani tappati. La ragione ti abbandona, per un istante, i ricordi si affanno l'un l'altro per stare a galla. La pelle d'oca alza la voce, facendosi condizionare dalla differenza di temperatura, e non dall'emozione. Sia chiaro.
E poi magari prima di quella lunghissima doccia una corsa, breve ma intensa, attorno ad un luogo. Trentaminuti. Attorno. Ad un luogo che è molti luoghi, oltre ad essere un paese. E al gelo sopratutto, tra meno 4 e meno 3. E il naso che pizzica e distruba gli occhi, così impegnati ad ammirare la brina sulla carrozzeria delle auto in sosta, così stupiti dal vedere addobbi natalizi attorno a facciate che anni prima avevi disegnato e immaginato, così curiosi nel cercare gioia o dolore dietro i vetri appannati delle case. Correre, correre per decomprimere, decomprimere pensieri emozioni che altrimenti neanche avrebbero permessero di respirare, in una notte così.
Respirare. Respiro bloccato dal riafforare di mostri, emozioni, blocchi, fiori, veleni. Fino alla soglia delle labbra, divise e combattute tra perdizione e rabbia, tra leggerezza e polmoni schiacciati, tra ricordi e coerenze, tra sogni ed incorenze. TRA. In-tra-ppolati.
E allora a poco serve una corsa, a poco serve uno sguardo, a poco serve una cascata d'acqua sulla nuca, a poco una tortilla, a poco un bicchiere, e una musica e due mani che scrivono adesso.
A poco. Tutto ciò serve davvero a poco.
Aspettare, con pazienza. Quello, forse, servirebbe. En attendant. Waiting. Attendere.
Ma chi ? Godot ? Chi è, Godot ? Cosa, è, godot ? E quando, arriva, Godot ? O è già arrivato ?
Magari è già arrivato, nel mentre ero indaffarato a correre, e mangiare e lavarmi e bere.
Magari no, e sto sognando tutto, come sempre.
Attendiamo la neve, invece.
Attendo, la neve.
Attendo.

mercoledì 15 dicembre 2010

CAFFE' CINASKI

IL CAFFE' CINASKI AFFONDA.
SANTALUCIA124 S'ADDORMENTA.
OSTERIAPITANTA S'INFANGA.
ALBERGOBALENA SALUTA.
OSTERIA SENZAPRETESE APRE I BATTENTI.
STORIE DI FUORI PORTA.
STORIE GRATUITE.
"le cose gratuite sono quelle che costano di più, amici.
costano lo sforzo di capire che costano di più"
V.C.Cinaski

UN OMAGGIO

lunedì 13 dicembre 2010

RAC-CONTI BI-LANCE RI-POSO

Trovarsi a rac-contare dell'inaugurazione di Albergo Balena nel giorno che festeggia S.Lucia è alquanto imbarazzante e illuminante, e riporta alle papille gustative il sapore del cambiamento, e un poco di destino.
Torniamo al nostro rac-conto dunque, e contiamo:
- 40 giorni esatti di quarantena dal mio ingresso
- 1 settimana o poco più di organizzazione dell'evento, spesa compresa
- 3 giorni di preparativi a fasi alterne
- 11 ore di forno acceso, a cucinar la nostra fame
- 17 ore di evento, precisamente dalle ore 12 alle ore 5.15
- 56 invitati che hanno presenziato oltre a me
- 9 pacchi ricevuti, tra i quali 4 sono state delusioni
- 24 bottiglie di vino bevute
- 10 lt. di birra finiti
- 1 bottiglia d'amaro
- x47 euri investiti a tal proposito
- parecchi, piacevoli, doni ricevuti, quasi tutti a tema terra-creatività
- 2 doni ricevuti fuoritema
- svariate quantità di cibo consumato
- 1 canzone maggica, dei mitici ManOfTheRiver
- 3 persone a cui devo un grazie speciale per gli aiuti, mia madre, Silvia e Anna
- 8 ore di pulizie intense e ininterrotte la domenica, sfaticata
- una stufa+un libro+una grappa+∞sonno a chiudere il weekend
- 1 grazie a tutto e tutti per la splendida giornata.

Spesso, viaggio. Da solo o in compagnia, e investo tempo idee e denaro per conoscere, perchè conoscendo miglioro. Miglioro un poco un pò ogni giorno, e migliorando vinco la battaglia contro l'unico nemico che ho davvero, il mè stesso del giorno prima.
Sabato, ho voluto invece farvi viaggiare, in compagnia; e ho investito tempo idee e denaro per farvi conoscere non solo la mia nuova dimora, Albergo Balena, ma sicuramente un pò di me. Perchè viaggiando si migliora, e se lo fate voi sicuramente mi aiuterete a migliorare di conseguenza.
Per farvi viaggiare ho inventato una storia, citando e riadattando mobydick, e con la storia sono nati dei luoghi, dei personaggi e delle altre piccole storie. Però cos'è un viaggio senza un mezzo di trasporto ed un comandante dello stesso, anzi, un Capitano per l'appunto. Spero che questo gioco, questo madestro copione teatrale, sia servito sia ad alleggerire che ad arricchirere un momento, un passaggio di vita, per me importante e pesante di conseguenza.
Rimarrà di certo qualcosa di tutto questo, un ricordo, un numero, un conto, un nome, un soprannome. Tutte cose conosciute o ipotizzabili.
Quello che non rimarrà, invece, perchè nessuno l'ha visto, di voi, è il vascello che ho immaginariamente condotto per traghettarci da S.lucia all'Albergo Balena, cercando di seguire una rotta dolce, accogliente, curiosa. Se per tutti voi è stato un viaggio iacevole, è perchè l'immaginario Pequod ha preso più volte l'onda al mascone, cavalcandola senza affrontarla di petto, perchè ogni tanto si è fermato quando là fuori il mare era troppo grosso per avere la forza di controllare il timone, perchè quando il sole raramente splendeva e soffiava forte lo scirocco ho messo vele finchè ce n'erano e il vascello viaggiava al traverso che era una meraviglia.
Ora però questo Pequod, che solo io purtroppo ho visto, è affondato, giusto ieri notte. Volutamente ho spezzato la chiglia , sono salito su una lancia di salvataggio, e ho lasciato che raggiungese il fondo del mare, a riposare per sempre.
La mia lancia ora,alla ricerca della terra promessa, inizierà a risalire un fiume, sconosciuto ancora, ma al primo approdo, getterò le cime e mi fermerò. Sono soddisfatto, ma troppo stanco, e stremato, per ripartire subito.
Affonderò anch'io da oggi, ho bisogno di riposare un poco.
Arrivederci a tutti, a presto.

venerdì 10 dicembre 2010

INAUGURAZIONE CAVALIERI VITTORIO VENETO 9

CARI AMICI E LETTORI LETTRICI DEL BLOG.
DOMANI ALBERGO BALENA APRE LE PORTE, ACCENDE LE LUCI ED OSPITA L'INAUGURAZIONE DELLA MIA NUOVA DIMORA IN CAVALIERI VITTORIO VENETO 9, A DUEVILLE (VI).
IO, VOSTRO CAPITANO ACAP PER L'OCCASIONE, OFFRIRO' UN BRUNCH-APERITIVO DALLE 12.
ECCO, SE PROPRIO PROPRIO NON SI FOSSE CAPITO, PIU CHE' INAUGURARE UNA CASA, S'APRE IL SIPARIO SU UNA NUOVA STORIA, DI VITA.

VI ASPETTO, POCHI, MA VI ASPETTO. E VI ASPETTO PAUROSI, PERCHE' MOBY DICK E' DENTRO OGNUNO DI NOI. CI BRINDEREMO SOPRA, STATE SERENI.

CON AFFETTO, A.

"I WILL HAVE NO MAN IN MY BOAT, WHO IS NOT AFRAID OF A WHALE."
H.Melville


martedì 7 dicembre 2010

L'Inzuppamento del Pequod

PIOVE.
Ma questa pioggia non lava. Questa pioggia non bagna. Bensì, Inzuppa.
Inzuppa fardelli di carta dimenticati incautamente all'aperto. Scoperti, senza riparo.
Inzuppa pagnotte di pane recuperate per il lungo inverno, lasciate all'aria ad essicare, e travolte dall'impeto del tempo.
Inzuppa organi e polmoni, che cercavano di respirare ed ossigenarsi dopo mesi di fatiche, aprendo le fauci e boccheggiando verso il cielo.
Inzuppa il legno di coperta del Pequod, già usurato dal troppo camminare, avanti e indietro, indietro e avanti, dubbioso, del suo capitano.
Inzuppa quotidianamente, continuamente, ritmicamente.
Poi uscirà il sole, come sempre, ma il tempo d'evaporazione aimè è bensì più lungo del tempo d'inzuppamento.
Rimarranno umidi i polmoni? Marcirà il legno? Si asciugheranno i quaderni dei ricordi? Sarà ancora riconoscibile il gusto del pane?
Chi lo sà. Maledetta Pioggia.
Piove.
RAIN.
Almeno fosse neve.

lunedì 6 dicembre 2010

IL SEI DICEMBRE E LE GUIDE BERBERE.

BUON 29° COMPLEANNO A MARCO.
BUON 6 DICEMBRE, BUON MARE, E BUONI FIORI.
E UNA DEDICA SENTITA..

"per fare il fiore, ci viole il fiore...
per fare tutto ci vuole un fiore..."



BUON 30° ONOMASTICO A ME.
BUON 6 DICEMBRE, BUONA PIOGGIA E BUONE ATTESE.
E UNA DEDICA RICEVUTA.

"Sante Nicola ci ha portato
in dono le parole
per spiegarci e scaldarci
come castagne e vino
tenerci vicino ..."


venerdì 3 dicembre 2010

TUTTE LE MATTINE. EVERYDAY.

Tutte le mattine, alle ore 08.14 puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, suona una radiosveglia programmata, che trasmette, a volume adeguato, 'everyday' di Carly Comando. In quel preciso istante, compare un sorriso nel volto beato e pocanzi addormentato di Namazio, che al dolce suono finisce di sognare, e non importa a che punto sia il sogno, lui per un istante Finisce, di sognare, pigia un pulsantino con suscritto 'posponi' sulla radiosveglia, abbraccia il piumone stropicciato e quindi morbido, si appisola cambiando lato, e riprende a sognare dallo stesso medesimo istante in cui l'aveva lasciato. Riprendere a sognare, mica facile sapete, sopratutto con la consapevolezza che da quell'istante in poi il sogno potrà durare al massimo 10-15 minuti. Però in quel brevissimo e inconscio tratto di vita, le cose si compiono, nei sogni, di Namazio.
Alle ore 08.29, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, tutte le mattine Namazio si alza, si stropiccia gli occhi, e sorride. Il sogno è finito, le cose si sono compiute, e lui le ricorda. Passa qualche minuto, la luce che filtra dalla persiana in pvc lasciata appositamente aperta la sera prima, disegna figure che si muovono con serena lentezza sul muro dipinto di bianco. Allora svogliatamente il nostro sognatore si alza, spinto da quella lieve pelle d'oca che sale sulle gambe e nella schiena appena il suo corpo si consapevolizza che fuori dal piumone tra la sua temperatura e quella della stanza passano almeno almeno 18 gradi centigradi. La distanza dal bagno è breve, e urinare seduto nella tazza con gli occhi ancora chiusi e impiastricciati è sempre il modo migliore per dare il buongiorno al mondo.
Alle ore 08.36, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, la mattina del trentordici maggraio Duemilasì, in fila per sette a righe di tre, Namazio, nell'istante preciso in cui l'urina arriva a sporgere il naso alla fine di quel buio tunnel chiamato Uretra, Riprende a Sognare inaspettatamente.
Una spiaggia. Un vento maestrale. Un profumo di macchia che a ricordarselo si potrebbe sopportare un intero anno di tratta autostradale brescia-monza a finestrini aperti. Dei fiori bianchi che nascono spontanei tra la sabbia, e disegnano un tappeto soffice, e sembra di essere sulla luna. Capo Pecora. Un uomo, anziano, dai lunghissimi capelli bianchi, esile e secco che si potrebbe spezzare con un grissino, coperto da uno scialle color lillà, e un pianoforte. Un pianoforte maldestramente ridipinto di blu cobalto. Un pianoforte maldestramente ripidinto di blu cobalto con le gambe dentro il mare. Un pianoforte maldestramente ripidinto di blu cobalto con le gambe dentro il mare e un un uomo, anziano, dai lunghissimi capelli bianchi, esile e secco che si potrebbe spezzare con un grissino, coperto da uno scialle color lillà, con i piedi, anch'essi, dentro il mare. Un pianoforte, un uomo anziano, dentro il mare, e un tappeto. Un tappeto che galleggia, nel mare, quasi fosse sostenuto da una sirena invisibile. Un tappeto rosso bordeaux, colore di un vino di francia. Un pianoforte, un uomo anziano, un tappeto, il mare, e una bambina. Una bambina dai capelli rasati, le ciglia folte e scure, la pelle liscia e soffice, due labbra riposate, un velo carta di zucchero che vorrebbe coprirle il corpo nudo e perfetto ma non ci riesce. Una bambina che piange ad occhi chiusi, ma piaNge di gioia.
Alle ore 08.37, puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, la mattina del trentordici maggraio Duemilasì, in fila per sette a righe di tre, Namazio, continua inaspettamente a Sognare.
Una spiaggia con dei fiori bianchi, il vento maestrale che soffia, un uomo anziano seduto ad un pianoforte, dentro al mare, e una bambina che piange ad occhi chiusi, distesa sopra un tappeto, che galleggia, nel mare. E un profumo di macchia, che colora le narici.
L'uomo anziano dai lunghissimi capelli bianchi, suona il pianoforte, che per il suo colore blu cobalto quasi si confonde tra le onde. E suona perchè sa che qualcuno, nel mare, ascolterà la sua melodia e piangerà di gioia.
La bambina dalle ciglia folte e dai capelli rasati, che riposa galleggiando sul tappeto, piange. E piange perchè sa che qualcuno, nel mare, suonerà per dare un senso alle sue lacrime.
L'uomo anziano, e la bambina, sono così vicini, vicini. Eppure non si conoscono, ancora.
Nel frattempo, il signor Maestrale, che non veniva sentito e considerato da nessuno, stanco di soffiare per niente, si calmò, osservò basito il vecchio signore e il suo pianoforte, baciò teneramente la fronte della bambina sul tappeto, e dette un piccolo buffetto sulla guancia di Namazio.
Alle ore 08.41, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, tutte le mattine Namazio tira lo sciaquone del water, si lava il viso con dell'acqua ghiacciata, si asciuga alla bell'è meglio, recupera i calzini sul pavimento, li infila, si lascia alle spalle la notte, e i sogni, e si avvia sornione e pensieroso verso la cucina, per prepararsi una tazza bollentè di caffè scuro, ed iniziare, un altro, giorno, di vita.

mercoledì 1 dicembre 2010

E IL SESSO ? ETTORE.

Perfomance creativa @ MINUTO 38:20
La vostra guida berbere Cappe ALIAS Ettore 30 anni da Rovigo
Grasse risate. Essere in tv senza possederne una. Ripeto, grasse risate.
Thanks to S.


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