mercoledì 26 gennaio 2011

SINGHIOZZO

"Glosoli" uscendo dalle casse stereo dilata lo spazio mentale, portando la mia immaginazione lontana e liberando il pensiero, che si libra confuso ma leggero fino a raggiungere una spiaggia di ciotoli rossi di granito.
Sorseggio la miglior birra scura prodotta nel vicentino, "Scubi" birrifico Birrone di isola Vicentina. La sorseggio dentro un bicchiero azzurro, così orripilante che mi costringe la concentrazione solo sul gusto, tralasciando l'immagine. Sento davvero un fondo di liquirizia, e mi ricorda il chinotto delle medie.
I libri sopra al mio comodino sono due. Suscitano emozioni diverse. "L'eleganza del riccio" e "Bellezza e tristezza". Entrambi sono il nome dato ad una sensazione provocata.
Mi piace questa cosa di assegnare o inventarsi un nome per le cose della vita.
"Singhiozzo" è il nome adatto per la Epistolare che da qualche mese scrivo assieme a Carlotta via web.
Però "Singhiozzo" forse è anche una mia condizione hic et nunc. Il blog e le parole che escono e non escono. I viaggi, che sono il vento del mio essere foglia, pensati nel mentre se ne stanno compiendo altri. Alcuni rapporti, che vivono di contrazioni sussulti silenzi.
Singhiozzo è l'alternanza tra la quiete dell'Albergo balena e il febbrile desiderio di delirio urbano. Singhiozzo è la cantina ricca di bottiglie pregiate, chiuse, e il 'seciàro' pieno di bottiglie de vin de casa, vuote.
Singhiozzo è ascoltare successivamente Sakamoto e i Vampire Weekend.
Singhiozzo è svegliarsi a 16° e andare a letto con 22°.
Singhiozzo è saltare la cordicella della vita, alternando la garanzia del contatto con la terra all'ebbro sogno del volo.
Singhiozzo, è. Singhiozzo.
Dubbiosa magia di fine gennaio, dall'haiku inscrivibile, e vestita di un vecchio tubino argentato.
Singhiozzo ti chiami, o mia amata. Giornata.

lunedì 24 gennaio 2011

COSE BELLE

"che ridere non è mostrare i denti, ma accorgersi che esiste la bellezza" m.d.l.

"A poco a poco dapprima e poi tutto di colpo, lasciò che la sua attenzione si concentrasse su una scenetta che, non ostacolata da sceneggiatori, registi o produttori, veniva sublimemente rappresentata al di là della strada, cinque piani più in basso. C'era un acero piuttosto grande di fronte alla scuola (uno dei quattro o cinque alberi che crescevano su quel lato fortunato della strada), e proprio in quel momento una bambina di sette, otto anni s’era nascosta lì dietro. Aveva indosso una giacchettina blu scuro a doppio petto e un berretto che aveva quasi la stessa tonalità di rosso della coperta del letto nella stanza di Van Gogh ad Arles. Da dove si trovava Zooey, anzi, il berretto della bambina non era molto dissimile da una chiazza di vernice. A qualche metro di distanza, il suo cane – un giovane bassotto con collare e guinzaglio di cuoio verde – stava fiutando per ritrovarla e correva in cerchio all’impazzata, col guinzaglio che gli si trascinava dietro. Pareva quasi che non riuscisse a sopportare l’angoscia del distacco; e quando infine riuscì a intercettare l’odore della padroncina non fu certo troppo presto. Per entrambi, la gioia del ricongiungimento fu immensa. Il bassotto emise un piccolo guaito e si acquattò in avanti scodinzolando estasiato fino a che la padroncina, gridandogli qualcosa, scavalcò di corsa la siepe metallica che circondava l’albero e se lo prese in braccio. Gli disse una serie di parole di lode nell’argot privato che faceva parte del gioco, lo rimise giù, afferrò il guinzaglio, e insieme si diressero allegramente verso ovest, verso la Fifth Avenue e il parco, scomparendo alla vista di Zooey. Zooey appoggiò la mano contro il telaio della finestra, quasi volesse spingerlo in alto per sporgersi a vedere i due che s’allontanavano. Ma si trattava della mano che teneva il sigaro, ed egli esitò un secondo di troppo. Aspirò una boccata di fumo. – Accidenti, - disse, - ce ne sono di cose belle al mondo. E quando dico belle intendo belle."

Franny e Zooey, J.D.Salinger, 1955

venerdì 21 gennaio 2011

WOODS OF CHAOS

E se non avessi proprio nulla da dire ?
Qualcuno mi direbbe che è la malattia di questi giorni, che mi ha sfiancato e quindi è normale esser stanchi e privi di parole.
Qualcun'altro invece che non sempre bisogna per forza dire qualcosa, e che il silenzio è la parola più colta.
Più di qualcuno che le ho finite quelle parole, che le ripeterei, iterando pensieri e forse qualche timida emozione.
Pochi, forse solo uno soltanto, affermerebbe che ne ho troppe di parole da dire, e come ogni tanto accade, se non stappo l'ingorgo difficilmente usciranno ancora.
Io tra le tante opzioni penso che è colpa di tutto il thè e delle tisane che sto bevendo a litri per sconfiggere "La Caldissima" che mi ha attaccato e sorpreso in questi giorni. Liquido ovunque, liquido che idrata pulisce irrora depura e lava via tutto ma proprio tutto, da me.
Forse è solo una mera speranza. O forse mi sono un pelo smarrito nel caos.
Un infintio bosco di caos.

Rob Costlow - Woods of Chaos
[piacevole scoperta]



martedì 18 gennaio 2011

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW

Nella vita mi ha sempre colpito l'aposiopesi di alcune situazioni, la forza emotiva legata ad un certo attimo sospeso. Credo che l'emozione provata tenda con stupore alla felicità perfetta o al dolore perfetto.
Trasmettere queste sensazioni con un gesto creativo o artistico, è cosa rara.
Ancora più raro e perfetto sarebbe trasmetterle senza gesti, magari usando solo il silenzio.

Consiglio vivamente la visione di questo film, sinceramente bellissimo, e ringrazio Esse per avermelo fatto conoscere.

ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW - Miranda July - 2005

Buona visione, e buone emozioni.
n.



venerdì 14 gennaio 2011

martedì 11 gennaio 2011

QUAL'E' LA DIREZIONE, NESSUNO ME LO IMPARO'

Con l'occasione, un saluto per l'anniversario della morte di Faber.
Condivido, stimo ed omaggio, la tua POESIA immensa.



"Dove fiorisce il rosmarino
c'è una fontana scura
dove cammina il mio destino
c'è un filo di paura
qual'è la direzione
nessuno me lo imparò
qual'è il mio vero nome
ancora non lo so

Quando la luna perde la lana
e il passero la strada
quando ogni angelo è alla catena
ed ogni cane abbaia
prendi la tua tristezza in mano
e soffiala nel fiume
vesti di foglie il tuo dolore
e coprilo di piume

Sopra ogni cisto da qui al mare
c'è un pò dei miei capelli
sopra ogni sughera il disegno
di tutti i miei coltelli
l'amore delle case
l'amore bianco vestito
io non l'ho mai saputo
e non l'ho mai tradito

Mio padre un falco
mia madre un pagliaio
stanno sulla collina
i loro occhi senza fondo
seguono la mia luna
notte notte notte sola
sola come il mio fuoco
piega la testa sul mio cuore
e spegnilo poco a poco."

Canto del servo pastore

2011 : PROLOGO

Benvenuto Duemilaunidici. Eccoci qui.
Diciamo che nonostante l'assenza per una decade non ci siamo riposati. Nonpossiamoriposare, dentro, mai.

Frullano in testa e scalpitano nei polpastrelli troppi pensieri, li stiamo facendo barricare, ne usciranno magari un pelo modificati nel sapore, ma più piacevoli. Pazienza.

E' iniziato un nuovo anno, forse me ne sono reso conto solo oggi. Facili questi dieci giorni di relax, e film, e cene, e ordine, e pulizie, e lavoretti, e sonno e sogni, e amici, e vino buono e calore e impegni ludici e, e, e. Facili e fuorvianti.
Stasera invece mi piacerebbe scrivere qualche buon proposito per il tempo che verrà, pare che vada di moda.

Vorrei far entrare più luce, in qualsiasi giorno della mia vita. Vorrei ricordare i testi delle canzoni. Vorrei che l'ipotesi Giappone si concretizzasse. Vorrei bere sempre vino buono. Vorrei che la quarta marcia della mia vespa non saltasse più. Vorrei sentirmi più preparato con l'inglese. Vorrei aprire uno studio di architettura con quei pochi colleghi-amici di una vita. Vorrei che i miei genitori fossero più sereni e di conseguenza scassassero meno i coglioni. Vorrei alimentarmi meglio e con più regolarità. Vorrei che Flavio trovasse una casa e un pò di pace, e sorridesse di più. Vorrei portare le mie chiappe in qualche isola greca negli ultimi giorni da 'enti', sopra una sella nera. Vorrei innamorarmi per davvero. Vorrei davvero innamorarmi per davvero. Vorrei guardare film belli più spesso, e magari indire qualche cineforum all'albergo balena. Vorrei che il cuore Isola arrivasse ottavo in classifica, e si giocasse i playoff con serenità. Vorrei non fare più rifiuto secco. Vorrei riuscire a risparmiare un qualcosa per comperarmi un pezzo di terra. Vorrei leggere di più, almeno un libro alla settimana. Vorrei perdere 3 chili. Vorrei iniziare a scrivere il mio libro. Vorrei non smettere di sognare certe cose incredibili. Vorrei lavorare meno e avere più tempo libero. Vorrei sorridere di più, e aspettare di meno. Vorrei rispondere la verità a qualsiasi domanda mi venga fatta. Vorrei fare qualcosa per migliorare e aiutare questa 'povera patria' italia. Vorrei insegnare. Vorrei imparare a coltivare un orto assieme a mio nonno Giovanni. Vorrei sentire ancora il maestrale accarezzare le mie guance rosse di sole. Vorrei stupire ancora, qualcuno, qualcuna, come sapevo fare fino a poco tempo fa. Vorrei nuotare di più. Vorrei fare una partita di ping pong contro Marco, come ai vecchi tempi. Vorrei riuscire a scegliere un divano per la mia dimora. Vorrei viaggiare molto, almeno ogni paio di mesi. Vorrei che tante chiacchere e piccoli progetti si tramutassero in realtà o alla peggio in cartoline. Vorrei ricevere una lettera d'amore, non anonima. Vorrei sistemare lo scatolone delle foto, che ormai esplode. Vorrei bere un vermentino ghiacciato il primo giorno di primavera, a occhi chiusi. Vorrei udire un vecchio dai capelli bianchi, seduto in un panchina, fischiettare un motivetto indimenticabile. Vorrei che il pero che ho piantato in giardino non morisse. Vorrei parlare meno, e ascoltare di più. Vorrei possedere meno, ed essere di più. Vorrei che le principesse col pisello avessero un progetto più sociale e meno ludico. Vorrei gioire maggiormente con quache caro amico. Vorrei più silenzio. Vorrei un okulele, e riiiniziare a suonare. Vorrei non scoprire mai il mittente del pero. Vorrei commuovermi davanti ad una focaccia al rosmarino. Vorrei ridurre il mio impatto ambientale. Vorrei accarezzare il sussulto di un'altrui emozione. Vorrei sentirmi meno ospite, su questa terra. Vorrei scoreggiare meno dopo i miei minestroni. Vorrei fotografare il vuoto che scherza con il pieno. Vorrei scrivere un post sull'amore. Vorrei riconoscere la bellezza più spesso. Vorrei mangiare una crema al pomodoro. Vorrei stupirmi. Vorrei riconoscere la luce che entra nei miei giorni, e non scambiarla per un flash di una vecchia polaroid. Vorrei non volere. Vorrei, volare.