venerdì 29 ottobre 2010

ADDIO SL\3 _ ULTIMO SALUTO.

PARTE PRIMA. DI NOTTE.
L'orologio in basso a destra nello schermo del pc segna le 21:42.
Oggi è il 29 Ottobre 2010. Io mi chiamo Nicola.
Ora mi trovo a Vicenza, in contrà Porta Santa Lucia 124, interno due, piano secondo.
Seduto alla scrivania, costruita da me, della non mia camera mansardata.
In sottofondo, ma a volume adeguato, è partito il Koln Concert di Keith Jarret.
Che strana,a volte, la vita.
Che scherzi, a volte, il destino.
Tutto il giorno che muoio dal desiderio di scrivere un fiume di noiossisime ma sentite parole e frasi sulla mia ultima notte a Santa Lucia, sul mio ultimo giorno da residente vicentino, sui miei sentimenti fortissimi di questi giorni finali.
Tutto il mese che covo riflessioni profonde, nostalgie anticipate, abbozzi mentali di descrizioni ed omaggi dovuti, storie sulla punta della lingua.
E proprio ora, il momento, quel momento, dita sulla tastiera, mente sovracarica, fiume pronto a straripare. Ma nulla, nulla straripa e nemmeno affiora. Solo discorsi e frasi di convenienza.
Mi si è bloccato tutto, un coito interrotto, un'erezione che non arriva, troppi premilinari mentali.
Sono esausto, la stanchezza mi sconfigge anche stasera, a tradimento, mi sega le gambe, mi blocca l'erezione e non permette che io riesca per l'ultima notte a fare l'amore con le parole pensando al mio rifugio di questi ultimi 4 anni. Ho un sonno irresistibile.
Riesco a malapena a durare questi noveminutiequarantaduesecondi, esattamente come la prima parte del concerto di Keith Jarrett a Colonia del 1975, che senza dubbio alcuno ho, avevo, scelto come colonna sonora del mio addio.
Niente, non esce nulla del fiume che ho dentro. Mi corico anzitempo per l'ultima volta sotto questo piumone, e rimando tutto a domattina, sul presto.
Buonanotte SantaLucia, per l'ultima volta buonanotte.
Però, aspetta. Cazzo. Ecco si, qualcosa esce, finalmente. Si. Esce, si sblocca. Strozzata però.
Una lacrima, così corta che si ferma a metà guancia e non mi lascia sentire il sapore e l'ebbrezza del sale. Bastarda. Pure ti pigli gioco di me.
O forse no, non è colpa tua. E' colpa di quel tappo, QUEL tappo.
Provo a sognarci sopra, vediamo se qualche strana creatura della notte riesce a spiegarmi come toglierlo. Altrimenti pazienza, era destino che tutte le cose rimangano per sempre solo mie, solo per me.
Che strana,a volte, la vita.
Che scherzi, a volte, il destino.
A domani, e buon ascolto.





PARTE SECONDA. DI MATTINO, PRESTO.
L'orologio in basso a destra nello schermo del pc segna le 06:53.
Oggi è il 30 Ottobre 2010. Io mi chiamo Nicola.
Ora mi trovo a Vicenza, in contrà Porta Santa Lucia 124, interno due, piano secondo.
Seduto alla scrivania, costruita da me, della non mia camera mansardata.
In sottofondo, ma a volume adeguato, è ripreso il Koln Concert di Keith Jarret.
Mi sono alzato per l'ultima volta dal letto quasi un oretta fà, a piedi pari, cosa che non faccio quasi mai. Ho fatto una doccia bollente, l'ultima, e mi sono lavato con la saponetta, con semplicità. Mi sono vestito con un paio di jeans neri e una felpa color tortora, col cappuccio. Ho scaldato un pentolino d'acqua sul fuoco, l'ultimo fuoco che accendo qui, e mi sono preparato un thè nero, poco zuccherato. Ho spento il riscaldamento, disfatto il letto per l'ultima volta e mi sono seduto a questa scrivania.
Ora fuori dalla finestra alle mie spalle inizia a vedersi la prima luce del mattino, che ho volutamente preso d'anticipo. Mi sento riposato. E decisamente più lucido di ieri sera.
Ho perso la carica emotiva, il furore dell'emozione tachicardica, quasi incontrollabile.
E' la prima volta che riesco a scrivere ad un'ora così di primo mattino, forse l'ennesimo segnale del cambiamento in atto.
Mi piacerebbe raccontarvi delle piccole quotidianità fatte Qui per l'ultima volta, delle consuetudini che forse non ci saranno più tra qualche ora, dei gesti delle abitudini di alcune piccole ma piccole emozioni.
Mi sono coricato ieri sera disteso pancia all'insù, a stella, come un ricordo intenso di oltre due anni fa, il letto cigola senza muoversi, un rumore fastidioso, lo dimentecherò presto. Mi sono svegliato in posizione esattamente diagonale, sull'asse nord-est, testa verso il sorgere del sole.
(ora la luce fuori inizia a farsi rossa, e mi ricorda notti brave, spesso vissute Qui.)
Dopo aver fatto la pipì, ho tirato l'acqua, una volta schiacciando forte il pusante, e poi un colpo più debole, un pugno e una carezza, altrimenti questa cassetta non la smette di caricare acqua, e c'è da giurarci, potrebbe continuare all'infinito senza stancarsi mai. Mah.
Dalla doccia non ho visto mai direttamente un punto luce, ne naturale ne artificiale, ho quasi sempre tenuto le spalle a nord, gli occhi persi nell'azzurro spento delle piastrelle, piedi sul vecchio metallo della vasca bianca, acqua bollente sulla schiena, pelle d'oca, testa che vaga altrove, un ricordo.
Il thè ho iniziato a berlo in piedi, come spesso il caffè di tutte le altre mattine, e poi mi sono seduto sul secondo gradino della scala e ho infilato le ciabatte, oggi, altre volte le scarpe. Un rito.
Anche l'ultimo bicchiere di vino rosso bevuto al Pitanta ieri sera è stato un rito. Cabernet. E Polpetta. In mezzo a tutta quella gente che affolla il plateatico per l'aperitivo del venerdì, molta conosciuta durante questi 4 anni. Una parola, una battuta, un saluto fugace. Ma per l'ultimo sorso ero solo, e ho tenuto il vino in bocca per qualche minuto, finchè i tannini non hanno iniziato a prosciugare ed asciugare tutta la dolcezza della pelle del mio palato, tutta la tenerezza della lingua, lasciandomi solo acido e sapore amaro, ma vero, contadino, vigna, scarpe sporche, sete, vita asciutta, terra, semplice, forte. Come forti, asciutti, amari, piacevoli sono stati questi 4 anni.
(la luce fuori ha ormai perso tutto il rosso, è passata all'azzurro chiaro del mattino, e Keith Jarret qui sotto sta giungendo alla fine del suo concerto, e senti come suona, cazzo. Come suona.)
Anche l'ultimo giro in bicicletta, la mia fiammante blu, per l'ultimo acquisto da residente, ha avuto il suo perchè; direzione libreria, 9 libri acquistati, 9 come il mio prossimo numero civico, una piccola scorta invernale, ma sopratutto l'auspicio che ci siano altre storie che mi seguano o accompagnino per la futura avventura. E poi, come il vecchio alex, a filare giù rapido per Corso Palladio, tra slalom e aria in faccia, occhi bagnati, ma si sà, che è per colpa del vento.
E ancora una cena scarna, volutamente senza gusto, per non togliere o sovrastare altri sapori della serata. E poi c'eran già stati i degni saluti al tavolo, le ultime cene, il bicchiere buono, la vespa che ha salutato la corte, i libri finiti negli scatoloni trasformando la scala in un'autostrada, le lampade rotte, le scritte sui muri, l'ultimo minestrone, il mocio che non scivola sul maledetto gres rossomarron, i saluti dei vicini.
Ecco si, prima che Keith finisca di accarazzare i tasti, vorrei parlare ancora del saluto dei miei vicini. Ora mi commuovo davvero, lo so. Perchè finche si loda e si omaggia un oggetto, un paio di muri, un gesto, un'abitudine, un ricordo, è facile anche tenere il tappo a suo posto. Ma quando si ha a che fare con le persone, con l'uomo, si inizia ad entrare nella sfera del sentimento, del provare reciproco, della carne, della mente, del cuore, della vita.
I miei vicini, quegli storici: Lina, la vecchia, che ha preso l'aperitivo ieri sera da me in pigiama rosa e bigodini appena levati; la Franca, che scendendo di corsa le scale mi ha lasciato la sua ultima torta, grande cuoca, la Franca; Camilla, genio ribelle, entità urlante, quindi sognante, tenera e bella ventenne; Luigi il ferroviere, Luigi il politico, Luigi il dongiovanni, Luigi il tuttofare che salutandomi e abbracciandomi si fa scappare una lacrima, quel cane; Alberto, l'archi-tetto, l'archi-tutto, e suo figlio Nicola, ciuffo biondo e sguardo scontroso; Cinzia, questo sorriso sempre addosso, ma proprio sempre, e questo boccoli d'ora come fosse eternamente giovane; Tiziano, il nostro zio, custode della corte, presente sempre, presente in tutto, e penso che Presente potrebbe essere il suo nome; e negli anni ad intervalli strani anche Daniele e la Patty, Elisa, I veneziani, Ruggero; e poi DonManu, il 'bocia' che ormai bocia non è più, cazzo se ti ho visto crescere Manu, tu e la tua vita costruita dentro quel garage, rubandomi la linea internet, aggiustando centinaia di oggetti tecnologici, e girando chissà quante volte quella chiave in quella serratura.
Cin. Cin cin ! Saluti, baci e abbracci, arrivederci, molti, e qualche in bocca al lupo.
Poi via tutti, ognuno per la sua strada, ognuno con la sua vita addosso e con uno sguardo da cercare e da trovare.
Drin. Drin drin. No, non è finita, ancora qualcuno ieri voleva salire a salutarmi per l'ultima volta. DonManu. Entra, aveva scordato la felpa. No, voleva una foto con me. Lo capite ? Una fotografia. Manu voleva una foto, un ricordo, per non dimenticare. Per non dimentarmi.
"Mi mancherai Nicola." Fran. Da rimanerci secchi se un 'bocia' diciassettenne figlio del web del pc e die videogiochi ti spara addosso una frase così.
"Mi mancherai anche tu, Don Manu. Ma io non scappo, traslo di soli dodici chilometri. Tornerò presto a trovarvi."
"Promesso ?" Altro fran. La certezza voleva Manu, la certezza di non perdere le persone per sempre.
"Promesso."
Mi mancherete tutti, tutti voi. Più di tutti e di tutto.
Mi mancherà la mia casa, certo, i miei muri.
Mi mancheranno le abitudini e i piccoli gesti quotidiani, anche tutti quelli che non vi ho raccontato.
Mi mancheranno certe sensazioni e certi sensi, odori, suoni profumi.
Mi mancheranno le storie, perchè Santa Lucia non è un luogo ma una storia.
Però ora è giunto il momento di andare, e quindi da ora Santa Lucia non è più Una storia, ma diventa Storia.
Lacrima. Sorriso. Lacrima. Sapore di Sale. Singhiozzo. Sorriso.
Ciao, Santa Lucia.

martedì 26 ottobre 2010

ADDIO SL\2 _ SALUTIAMO SANTA LUCIA



Durante questi ultimi due mesi, questo tetto e queste mura che ancora per pochissimo possono per me definirsi Casa, hanno salutato gli amici più intimi, quando possibile, e sicuro avrebbero voluto salutarne anche qualcuno in più, non molti, ma qualcuno in più si.
O forse sono i miei più intimi amici che hanno salutato e reso omaggio a Santa Lucia, assieme a me, a Vespa, alla OceanoM, a qualche buona pietanza, ad un bicchiere di vino, anche pregiato, ad un amaro, a della musica, ad una matita che lascia memoria sui muri stessi.
Sono settimane che coltivo dentro di me la voglia di fare un post come si deve, di scrivere qualcosa di adeguato per ringraziarvi tutti e per ringraziare Santa Lucia, e adesso che questi tasti neri scorrono veloci sotto le mie dita mi sento bloccato, bloccato da un maledettissimo groppo alla gola, che è più gioia che tristezza, ve lo posso assicurare.
Non ne uscirebbe musica stasera, se mai fosse uscita, e ogni frase in più difficilmente racconterebbe e renderebbe merito oltre al poco che già ho detto e al tanto che non riesco a far uscire da questo sasso in gola, e quindi non dirò.
Quindi vi dedico un piccolo pacthwork fotografico, ingranditelo e riconosceveti, e scrivete la vostra storia a riguardo o formulate il vostro saluto.
E vi dedico anche un pezzo musicale molto vecchio, il cui contenuto poco centra con il tema, ma il cui significato è per me ciò che di più essenziale e profondo si potrebbe dire sul rapporto tra me, voi e santalucia124.

"THIS LAND IS YOUR LAND."
THIS HOME WAS YOUR HOME.

Grazie a tutti, di cuore, io e SL vi mandiamo l'ultimo abbraccio.

giovedì 21 ottobre 2010

LA STORIA DI PORCO \ 1

E come promesso, ecco a voi la prima storia di porco.
Scritta da Mita per il blog.
Aspettiamo ora anche le vostre storie di porco !!!



"C'era un volta...
un porco rosa confetto nato al di là del mediterraneo...
un porco che non aveva zampe da porco,
nato da mamma papera e papà porco...
un porco tutto rosa con zampe palmate...
un porco che non poteva muoversi...
un porco amico di galline, fenicotteri e libellule
ma delle sue zampe non sapeva proprio cosa farsene...
e cosi' mamma papera un giorno gli disse...
tu sei un porco speciale...ma devi trovare il modo per sfruttare le tue qualità...
e cosi' si rivolse alla sua amica gallina che con fare da capitano
infilo' gli occhiali rotti e tolse una penna dalla sua ala destra...
questo è il programma mio vecchio amico...
ti dovrai tuffare dallo scoglio di Banzat...
far roteare la coda e uno due uno due
muovere le tue zampe ridicole nell'acqua...
devi farlo con ritmo alternato come faceva gustavo,
quel deficiente di cane che ora mai non serve più a nulla...
nuota...nuota...lo scopo...trovare acque verdi e cristalline e recuperare il tesoro...
un porco in sardegna...è in serio pericolo...

porco rosa a questo punto aveva due paure...
la prima: il tuffo dallo scoglio
la seconda: essere fatto arrosto appena giunto a destinazione
..ma non aveva scelta!
capitan gallina e il suo staff stavano già costruendo per lui una carrucola
che da valle lo avrebbe portato direttamente sul cucuzzolo della montagna...
non poteva proprio ora tirarsi indietro, che figura avrebbe fatto...
e poi nella comunità era già diventato leggenda!
si sa... le voci girano e quando si parte dicendo porco si finisce per capire morto...
infatti tutti credevano che il fantasma del porco
dalle zampe palmate fosse tornato dall'al di là
per portare in salvo tutta la ciurma...
inoltre avrebbe trovato il tesoro e lo avrebbe distribuito equamente a tutto il popolo
con arco e frecce e calzamaglie verde pino.
"che immagine raccapricciante" disse topo, addetto al fissaggio di porco alla carrucola
"è meglio se sparisci...perchè io non ho nessuna intenzione di salvarti
da quelle quattro oche che ti corrono dietro
sperando di vederti di verde vestito! squit...."
e cosi' porco si ritrovo' legato come suo cugino salame a penzoloni ad almeno 200 metri di altezza...
e pensò: "mi scappa la pipì...l'ho appena fatta...perchè mi scappa la pipì...?
perchè ho la pelle come una spugnetta verde?
perchè non respiro? perchè ho freddo e adesso....
perchè sono tutto bagnato?..."
non si era fatto la pipì addosso porco...
era un signore lui...
semplicemente i prodi lo aveva lanciato in acqua...ed ora le parole di gallina erano assolutamente necesserie...
dal fondo del mare cominciò a roteare la coda...
sempre piu' forte sempre piu' veloce e si trovò catapultato come un siluro verso la luce
...ricoperto di bolle saliva, saliva, saliva... sentendo l'acqua sempre piu' leggera e finalmente....aria!...
porco adesso era in acqua...gustavo, gustavo, gustavoooo....
ok è facile è facile...uno due uno due...
porco stava facendo quello per cui era nato...finalmente stava nuotando...
ben presto avrebbe raggiunto un'altra terra...e di li a poco sarebbe rientrato a casa, vincitore!
Gli avrebbero dedicato un giorno all'anno solo per lui...
lo avrebbero trasportato per tutta la città sulla lettiga di re porco lanciandogli fiori rossi e mais...chicchi d'uva e qualche ghianda...
per ora...tanto freddo...molta fame...tanta acqua...

Lungo il tragitto acquatico porco fu molto fortunato.
incontrò gabbiano cieco e vecchio incapace di trattenere le sue prede nel becco...
ad un ritmo costante di uno ogni ora e mezza, faceva cadere fior di branzini proprio vicino al nostro amico palmato.
Diventò amico di delfino color salmone, anche lui figlio dell'amore ma non certo di nobili origini...
infatti la sua mamma proveniva da una specie di mammiferi molto in voga ai suoi tempi.
I genitori avevano riposto in lei il futuro della specie...
erano certi che avrebbero avuto nipoti spettacolari da prestare a pescatori e turisti..
ma quando mamma delfino si perse e sali' il fiume stretto, fece l'incontro della sua vita...
trota salmonata la piu' bella che avesse mai visto...sarebbe sicuramente stato il suo futuro compagno e cosi'...
all'amor non si resiste e nemmeno si comanda...nacque delfino salmone che fu subito bandito dalla comunità.
Delfino pero' aveva da subito trovato cosa fare: si divertiva a volteggiare nel mediterraneo cercando di aiutare incauti viaggiatori...
tra questi, porco che sotto la sua pinna ogni notte trovava riposo.
Un giorno incontrò medusa, un'antipatica e isterica che esordì dicendo a porco:
"non mi viene nemmeno in mente di appoggiare i miei splendidi filamenti su di te da quanto brutte sono le tue zampe!
dovresti proprio vergognarti...come fai a farti vedere scoperto e non ti metti un paio di calze...o di scarpe...qualcosa insomma...
che schifo!"
Porco pero' non si fece intimidire e seguendo gli insegnamenti di gallina continuò a nuotare...ci mise 7 giorni e 6 notti, mangio' branzini e qualche riccio venuto a galla per riscaldarsi gli aculei...
dormì felici notti tra le pinne di un delfino con il quale sapeva di avere molte cose in comune, e finalmente vide terra.
l'isola dei cavoli...sosto' per quasi un giorno intero, come una foca sulla spiaggia gialla prima di incontrare
tartaruga che gli indico' la via per "acque verdi e cristalline":
"stai attento brutto porco, dicono che ci siano delle cose strane in quel posto!..
ma un porco palmato cosa ne capisce! bha!"
Decise, nonostante questo misero incontro di lanciarsi nuovamente in acqua...
questa volta pero' fu molto facile ripartire...si accorse di essersi dimenticato di gustavo...
Costeggiò la costa dai colori dorati, vide alberi nati dall'acqua,
incontrò pesci meravigliosi, uccelli di ogni tipo...
Assaggiò acque dolci e salate insieme, annusò profumi mai sentiti...
e finalmente la vide. sotto di lui...
acqua verde e poi turchese e poi ancora verde ma piu' chiara e profumata...
una sabbia gialla e poi bianca e le sue zampe toccarono terra...
una terra soffice che lo fece sentire leggero come una piuma...
era arrivato e sicuramente il posto era quello giusto...
dopo un viaggio così complicato si aspettava almeno ci fosse un ristorante carino
dove poter azzittire la sua pancia, ma nulla...una terra colorata e silenziosa lo stava abbracciando...
cosi' porco si sedette su un tronco bianco latte, di quelli che vorresti mettere nel tuo salotto
e comincio' a pensare... -per quale motivo mi sono spostato da casa mia?...si è vero, non avevo amici a parte gallina che povera lei oramai non c'è piu' con la testa...stavo cosi' bene al calduccio fermo fermo nel mio letto...quella povera papera della mamma
mi preparava sempre la colazioni, il pranzo e la cena...ah! già il tesoro...forse devo cercare un tesoro? ma che tesoro e tesoro...poi devo anche pensare a come riportarlo indietro...oddio sono davvero in crisi...-
e cosi' mentre se ne stava seduto a rigirarsi il cervello che aveva tra le orecchie, vide passare gatto con la coda da castoro
che parlava animatamente con uccello con le zampe da cavallo...
"adesso me lo spieghi tu perchè devo essere sempre io a portare a giraffa il pranzo tutti i giorni?
mi sarà concesso anche a me un attimo di riposo?e poi devo anche preparare per la festa di stasera...insomma..."
e dalla stradina ricoperta di petali di rosa sbucò giraffa con la testa di coccodrillo che con fare al quanto sensuale
arrotolò la coda di castoro di gatto attorno alla sua dicendo: "su via gatto...te la prendi sempre...
ma sai anche che di me non potresti proprio farne a meno...smack!"
"eh no...eh no!!!!"
una voce acuta urlo' da in fondo la spiaggia...stava salendo signora elefante con il naso da mucca
"adesso proprio devi smetterla di fare la sciacquetta...ti sembra il modo di comportarsi?...
inammissibile per il decoro della città...e tu gatto smettila di fare il casca morto...e tu uccello sempre li a non fare niente di niente solo perchè sei alto e dici di non riuscire a raccogliere le bacche...muovetevi tutti!"
Elefante si giro' verso porco e gli urlò in faccia "anche tu...solo perchè sei appena arrivato non significa che non devi fare niente...
ci stanno aspettando!"
cosi' porco senza nemmeno fiatare seguì quella bizzarra compagnia...
non sapeva proprio cosa dire, ma si accorse ben presto che nessuna parola poteva uscire dalla sua gola...
di fronte a lui si aprì un mondo incredibile fatto di case rovesciate e fiori giganti
di alberi colorati e ruscelli d'oro...
Si accorse che tutti gli abitanti erano come lui...o meglio, speciali come lui...
c'era leonessa con le zampe di gallina, pappagallo con la proboscide, cammello con la testa di lupo,
cane non si capiva bene se era cane cane oppure se aveva le zampe di dromedario...
c'era cavallo con la testa di mucca, e porco con le zampe da papera...c'era...c'era...
porco con le zampe da papera?
“ma come...”sussultò porco”...un porco come me?...non ci posso credere?...io sono speciale me lo ha detto mamma papera...”
si avvicinò a colui che a tutti gli effetti sarebbe dovuto essere suo fratello...lo osservò perplesso e al quanto tubato e prese coraggio...
“salve mi chiamo porco e vengo da...da...da lontano...tu chi sei?”
porco palmato due si giro' verso porco e gli rispose...”senti bello...non me ne frega proprio niente da dove vieni tu...e non ti credere speciale solo perchè hai quelle ridicole zampe...cosa credi? Di avere qualcos....qualc...qua...” porco due sobbalzò e la sua birra cadde a terra formando una piccola pozzanghera proprio vicino alle zampe di porco...scoppio in una grassa risata seguita da un'incredibile sternuto...”oddio...ma che razza di zampe hai?”ma cosa te ne fai di un paio di zampe da papera?”...
porco rimase basito e al quanto perplesso e gli rispose un po' offeso...”con le mie zampe nuoto...perchè scusa con le tue cosa fai?...non mi sembra tu possa fare diversamente da me...”
“stai scerzando?...io tanto per comiciare non nuoto...i porci non nuotano...io con le mie zampe, cammino, corro e faccio esattamente tutto quello che c'è da fare...”
porco rimase per un attimo ad osservare porco due...
intanto aveva trovato suo fratello, o meglio un essere al mondo fatto come lui e poi aveva anche scoperto che poteva fare un sacco di cose con quelle zampe gialle...
porco due lo salutò con una pacca sulla spalla e gli disse
“porcellino rosa confetto...vieni a farti una birretta con me?...secondo me te la meriti e vedrai che dopo, tutto sarà piu' chiaro...e anche quello che cerchi ti accorgerai che non è così distante...”
passarono la notte tra balli e canti, suonate di mandolino e cibo a volontà. Ballò con volpe dalla testa d'aquila e si innamorò due volte...la prima di fenicottero-cane e la seconda di libellula-mosca...quest'ultima non fu proprio un vero amore...
la mattina dopo si risvegliò in un giaciglio morbido come quello di casa...aprì gli occhi e si ricordò tutto...
uscì dalla porta fatta di foglie che stava difronte a lui e quando la aprì si accorse che il tesoro eraproprio lì...un meraviglioso mondo fatto di esseri di tutte le specie...fatto di colori e profumi...
come faceva a portare tutto questo a gallina, gustavo, topo, papera e alle quattro oche che lo volevano in calzamaglia?
L'unico modo era nuotare...tuffarsi nel tuchese, nel verde e nel profondo blu del mediterraneo per poter avvertire tutti che un altro mondo esisteva al di là di quelle quattro mura di banzat...cosi' salutò le sue amanti, i suoi amici di bevuta e si tuffò...ma com'era ovvio e naturale per tutti coloro che lo stavano guardando, ogni girata di coda e battuta di zampa, ritornava sempre nello stesso posto di prima...
ed è per questo che ogni mattina verso le cinque e un quarto se andate a Capo Sferracavallo e appoggiate il binocolo al naso, puntate verso nord ovest, vedrete un puntino rosa confetto con a seguito una schiera di allievi che lo ascoltano...si perchè porco finalmente ha trovato come sfruttare la sua piu' grande qualità...insegna a nuotare tutti gli abitanti di quel giardino...chi a colpi di coda, chi di naso...chi muovendo ali o roteando la testa...
potreste vedere uccelli in stile libero, galline a far le rane e cavalli a dorso...
il tutto a turni di un'ora, per tre volte alla settimana dalle cinque e un quarto alle sei e quindici...per la modica cifra di un piatto di ghiande e una birretta...
affrettatevi perchè le iscrizioni stanno per chiudere.
the end!!!!! "
by mita

lunedì 18 ottobre 2010

UN ANNO DI BLOG

Bhè, anche se con qualche giorno di ritardo, sono lieto di fare gli auguri al blog !

E' già trascorso un anno, e sembra ieri che siam partiti con questa piccola avventura.
Ne sono successe di cose quest'anno, a me, a marco che si è nascosto chissà dove, a voi che avete letto sornioni o attenti chi lo sà, ai vostri pochi ma a volte intensi commenti.
Si è raccontata qualche storia, data qualche notizia, ricordato qulche momento, sbirciato dentro l'anima di qualcuno, ascoltato parecchie canzoni, riso poco ma intensamente sopra qualche video o citazione, magari pianto a volte, io si almeno, non lo nego.

Devo dirvi, che seppur con incoerenza ed incostanza, a me quest'esperienza piace.
E mi riferisco soprattutto al Condividere. Al Comunicare. Allo Scrivere.
E un pò come avere uno di quei vecchi diari coloratissimi delle medie, pieno di appunti, di sogni, d sfoghi, e non tenerlo segreto e per sè, ma condividerlo con voi, con chi vuole ascoltare.
E questo mi insegna a non tenere sempre tutto per se, a non esser 'tignoso', troppo riservato, geloso di sentimenti e valori, Egoista.

In un libro di Baricco di cui non ricordo il titolo, una volta lessi questa frase, con la quale oggi voglio augurare buona continuazione e buoni post a questo blog:

"..Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.."

Buon Compleanno, NON POSSO RIPOSARE

giovedì 14 ottobre 2010

LA STORIA DI PORCO

Ci sono storie che erano sogni, e sogni che diventano storie.
Ci sono animali che ci abitano, dentro, in profondità, e noi nemmeno lo sappiamo.
Ci sono momenti che tutto sembra trovare una uscita, o un ingresso.

Porco non sa ancora se è sogno o realtà, fiaba o fiction, oggetto inanimato o essere vivente.

Però qualcuno l'ha avvistato poco tempo fà, che nuotava beato al largo di Capo Sferracavallo.
E questo qualcuno mi ha raccontato tutta la sua storia...

La volete conoscere la storia di Porco ?




TO BE CONTINUED..

"..vivere non è difficile,
potendo poi rinascere
cambierei molte cose
un pò di leggerezza, e di stupidità.."

FB

lunedì 11 ottobre 2010

ADDIO SL\1 _ SALUTO TAVOLO


Iniziano i Saluti e gli Addi a Santa Lucia. La lascio dopo 4 lunghissimi ma brevissimi anni.
Mancano 21 giorni , non a caso, e per primo omaggerò e saluterò e ricorderò Tavolo.
Sarà il primo ad esser salutato e il primo a lasciare casa, domattina, alle prime luci del giorno.
Tavolo è stato in tutto e per tutto il mio bastone di questi 4 anni. A lui mi sono appoggiato nei più svariati momenti, per mangiare o per lavorare, per scrivere o fare il pane, per giocare le carte o fare l'amore, per scaricare una borsa di spesa od offrire un aperitivo, per ascoltare un amico o farmi ascoltare da un amico, per tagliare un pezzo di plastico per la tesi o battere un pugno pesante di rabbia, per piangere una lacrima o versarmi l'ultimo bicchiere di vino dal bottiglione, e sgolarlo con sete.
Tavolo è stato la mia donna silenziosa, l'amico fidato, il familiare disponibile. Tavolo è materia che sorregge, lui che è sorretto da poco, una gamba leggera e tre viti sul muro, esile. Esile come il bastone di un vecchio pastore di montagna, saggio, schivo. Ma presente. Bastone.
Tavolo mi conosce, ha visto penso qualsiasi mia faccia, qualsiasi mio sorriso, qualsiasi mia lacrima. Più di Muro, più di Letto o Divano, più di Cucina, Tavolo mi ha toccato, ha stabilito quel rapporto di tatto che difficilmente si ha con altre parti di Casa. Ed è per quello che mi conosce così bene. Tavolo conosce le mie storie, vere sognate o inventate, e sarà anche per omaggiarlo che tra non molto ve ne racconterò qualcuna, di quelle storie.
Tavolo parte con me, mi anticipa giusto di qualche settimana per rifarsi il look (una bella piallata, una verniciata a poro aperto, e delle gambe nuove e adeguate al prossimo uso), e poi ci ritroveremo in nuove stanze, tra nuovi colori, profumi di nuovo, nuove storie da sorreggere e poi raccontare. Però io so che Tavolo piange silenzioso stasera, perchè si era affezionato anche lui a questa maledettissima Santa Lucia 124, e ogni addio è una sofferenza, sopratutto se sei cosa viva, e il legno si sa, vive.
L'ultima cosa che farò sopra Tavolo domattina sarà prendere un caffè bollente, ascoltando un pezzo di Battisti, dopo che oggi ne ho ridisegnato la sorte e l'aspetto , e dopo che ora ne sto scrivendo una piccola lode.
Però stasera lo lascio solo, con un bicchiere di vino scuro sopra, a Tavolo, come si faceva quando si era piccoli la sera che doveva passare la Befana o Babbo Natale, gli lascio un bicchiere di vino scuro perchè possa consolare e asciugare la sua ultima lacrima di saluto, bevendo un sorso, e addormentandosi un' ultima volta serenamente, a Santa Lucia.
Ciao, Tavolo, amico mio. A presto.

martedì 5 ottobre 2010

VIAGGIARE. IO. FOGLIA.



Ci sono cose, che faccio, che mi trovo tra le braccia, che cerco, che mi inseguono, che accadono, che mi parlano. Che mi accarezzano l'inquietudine e mi confortano indicandomi senza parole e senza fatica una strada. Perchè io non ne so scegliere Una, di strada, e allora accade spesso che mi ci ritrovo per caso, in Una strada, e lei mi insegna che tanto per caso non era.

Inizio a trovare nelle mie fotografie persone sfuocate, in movimento, in contrasto con la nitidezza dell'ambiente circostante. Inizio a fotografare spesso Contrasti, luci ed ombre. Dubbio e certezza. Passione e insensibilità. Mi sembra di trovare la direzione grazie allo studio e alla comprensione degli opposti.

Torno in certi luoghi, torno in certe persone, torno in certi pensieri, torno in certe emozioni, torno in certi dolori, non torno in certe sofferenze, torno in certe abitudini, torno. Torno perchè sono spinto da un vento che non conosco, che mi giugne alle spalle senza avviso, che sa di potermi trascinare un pò e farmi svolazzare (perchè qui non si parla ancora di volare, sia chiaro, quella è altra e alta cosa), che mi porta in strade conosciute e sconosciute.

Il vento sa. Conosce. Mi conosce meglio di quanto Io mi conosca. Il vento gioca con me perchè io sono foglia, secondo lui, e prova pure a farmelo capire. Riuscendoci, in parte. Io sono foglia, e ho bisogno di vento. Ho radici forti, fatte di persone luoghi ed idee, ho rami che mi sostengono ma non mi trattengono, e a seconda delle stagioni mi concedono o meno all'aria.

Sto imparando a credere, a rispettare, a stimare, a voler bene alle mie radici e ai miei rami. Non le voglio cambiare, mi piacciono così. Io, pare, ho la fortuna di essere foglia. Ho la fortuna di essere leggera ma fragile. Ho la fortuna di salutare fratello ramo per intraprendere un altro volo.

E in volo magari vedere sfumature di una Stoccolma che non conoscevo, scoprire che camminare a fianco del mar baltico con addosso una magnifica luce tardopomeridiana provoca emozioni fortissime, capire che tanti nel mondo hanno occhi belli ma pochi sanno farli parlare, riconsiderare ogni volta la profondità di una amicizia che provoca con leggerezza e sapienza, ricordare colori e profumi e sapori delle amate terre mediterranee, acquistare una lampada di design anni '60 che rapisce gusti preparati ed estrosi, improvvisare saluti e chiaccherate fugaci ed intense, svolazzare tra una fermata di metro una birra un brunello 99 una oceano mare un libro uno sguardo un volo un pensiero un ricordo un buio una luce. Foglia.

Ho la fortuna di cadere, dopo il 'volo'. Cado. Mi appoggio ad un suolo, solido o liquido che sia, cesso di stare in aria, marcisco, divento concime, fertile, vita per le radici, le mie radici, che si nutrono di me, e crescono altri rami, e fanno nascere altre foglie, e mi fanno riscrescere. Foglia. Pronta a cambiare colore ed umore a seconda delle stagioni, pronta a tornare a essere oggetto di gioco di padre vento. Pronta ancora a spezzare il picciolo e svolazzare. Anzi, pronta a viaggiare.