venerdì 3 dicembre 2010

TUTTE LE MATTINE. EVERYDAY.

Tutte le mattine, alle ore 08.14 puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, suona una radiosveglia programmata, che trasmette, a volume adeguato, 'everyday' di Carly Comando. In quel preciso istante, compare un sorriso nel volto beato e pocanzi addormentato di Namazio, che al dolce suono finisce di sognare, e non importa a che punto sia il sogno, lui per un istante Finisce, di sognare, pigia un pulsantino con suscritto 'posponi' sulla radiosveglia, abbraccia il piumone stropicciato e quindi morbido, si appisola cambiando lato, e riprende a sognare dallo stesso medesimo istante in cui l'aveva lasciato. Riprendere a sognare, mica facile sapete, sopratutto con la consapevolezza che da quell'istante in poi il sogno potrà durare al massimo 10-15 minuti. Però in quel brevissimo e inconscio tratto di vita, le cose si compiono, nei sogni, di Namazio.
Alle ore 08.29, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, tutte le mattine Namazio si alza, si stropiccia gli occhi, e sorride. Il sogno è finito, le cose si sono compiute, e lui le ricorda. Passa qualche minuto, la luce che filtra dalla persiana in pvc lasciata appositamente aperta la sera prima, disegna figure che si muovono con serena lentezza sul muro dipinto di bianco. Allora svogliatamente il nostro sognatore si alza, spinto da quella lieve pelle d'oca che sale sulle gambe e nella schiena appena il suo corpo si consapevolizza che fuori dal piumone tra la sua temperatura e quella della stanza passano almeno almeno 18 gradi centigradi. La distanza dal bagno è breve, e urinare seduto nella tazza con gli occhi ancora chiusi e impiastricciati è sempre il modo migliore per dare il buongiorno al mondo.
Alle ore 08.36, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, la mattina del trentordici maggraio Duemilasì, in fila per sette a righe di tre, Namazio, nell'istante preciso in cui l'urina arriva a sporgere il naso alla fine di quel buio tunnel chiamato Uretra, Riprende a Sognare inaspettatamente.
Una spiaggia. Un vento maestrale. Un profumo di macchia che a ricordarselo si potrebbe sopportare un intero anno di tratta autostradale brescia-monza a finestrini aperti. Dei fiori bianchi che nascono spontanei tra la sabbia, e disegnano un tappeto soffice, e sembra di essere sulla luna. Capo Pecora. Un uomo, anziano, dai lunghissimi capelli bianchi, esile e secco che si potrebbe spezzare con un grissino, coperto da uno scialle color lillà, e un pianoforte. Un pianoforte maldestramente ridipinto di blu cobalto. Un pianoforte maldestramente ripidinto di blu cobalto con le gambe dentro il mare. Un pianoforte maldestramente ripidinto di blu cobalto con le gambe dentro il mare e un un uomo, anziano, dai lunghissimi capelli bianchi, esile e secco che si potrebbe spezzare con un grissino, coperto da uno scialle color lillà, con i piedi, anch'essi, dentro il mare. Un pianoforte, un uomo anziano, dentro il mare, e un tappeto. Un tappeto che galleggia, nel mare, quasi fosse sostenuto da una sirena invisibile. Un tappeto rosso bordeaux, colore di un vino di francia. Un pianoforte, un uomo anziano, un tappeto, il mare, e una bambina. Una bambina dai capelli rasati, le ciglia folte e scure, la pelle liscia e soffice, due labbra riposate, un velo carta di zucchero che vorrebbe coprirle il corpo nudo e perfetto ma non ci riesce. Una bambina che piange ad occhi chiusi, ma piaNge di gioia.
Alle ore 08.37, puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, la mattina del trentordici maggraio Duemilasì, in fila per sette a righe di tre, Namazio, continua inaspettamente a Sognare.
Una spiaggia con dei fiori bianchi, il vento maestrale che soffia, un uomo anziano seduto ad un pianoforte, dentro al mare, e una bambina che piange ad occhi chiusi, distesa sopra un tappeto, che galleggia, nel mare. E un profumo di macchia, che colora le narici.
L'uomo anziano dai lunghissimi capelli bianchi, suona il pianoforte, che per il suo colore blu cobalto quasi si confonde tra le onde. E suona perchè sa che qualcuno, nel mare, ascolterà la sua melodia e piangerà di gioia.
La bambina dalle ciglia folte e dai capelli rasati, che riposa galleggiando sul tappeto, piange. E piange perchè sa che qualcuno, nel mare, suonerà per dare un senso alle sue lacrime.
L'uomo anziano, e la bambina, sono così vicini, vicini. Eppure non si conoscono, ancora.
Nel frattempo, il signor Maestrale, che non veniva sentito e considerato da nessuno, stanco di soffiare per niente, si calmò, osservò basito il vecchio signore e il suo pianoforte, baciò teneramente la fronte della bambina sul tappeto, e dette un piccolo buffetto sulla guancia di Namazio.
Alle ore 08.41, non sempre puntuali, nella cittadina di Debitaro, in via Veneto Venale, al civico 365, piano 21, tutte le mattine Namazio tira lo sciaquone del water, si lava il viso con dell'acqua ghiacciata, si asciuga alla bell'è meglio, recupera i calzini sul pavimento, li infila, si lascia alle spalle la notte, e i sogni, e si avvia sornione e pensieroso verso la cucina, per prepararsi una tazza bollentè di caffè scuro, ed iniziare, un altro, giorno, di vita.

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