mercoledì 29 dicembre 2010

CAMMINARE

Mi piace camminare.

Mi piace decisamente più di correre o passeggiare.

Correre è un’attività fisica che mi stanca la muscolatura dopo poche decine di minuti, e pure m’annoia ad esser sincero. Non nego che ogni tanto uso la corsa come medicina ad una giornata particolarmente pesante, ad un acido morale che non riesco da solo a farmi passare, ad ansie sentimentali che ormai conosco e solo la corsa o il sonno riescono a sconfiggere.

Passeggiare è vetusto, lento e svogliato. Non si hanno mete quando si passeggia, è un’attività piuttosto rilassante ma da compiere imprescindibilmente con una compagna o degli amici. Fa molto domenica pomeriggio, testa vuota e tempo da non investire. Forse non è proprio il mio periodo.

Camminare invece è adorabile. Spesso se uno cammina ha una meta, un obiettivo da raggiungere. Lo si può fare accompagnati o soli, e non nego che quando cammino da solo raggiungo spesso la pace interiore. Camminare svuota lentamente, a differenza della corsa. Scarica pensieri e nodi man mano che si esauriscono le forze. Camminando si osserva e ci si osserva. Una città, un sentiero di montagna, una lunga baia dorata, una mulattiera coperta di neve, un intricato labirinto interiore di ricordi. Posso camminare per ore, una giornata intera, a seconda di quanto mi rifocillo e mi riposo durante il tragitto.

Mi piace camminare.

Ieri mi sono svegliato tardissimo, verso le tredici. Penso di aver dormito oltre le dodici ore, e sognato che ricordo almeno 4 volte, una più magnifica dell’altre. Ho fatto un abbondante colazione mentre guardavo i miei pranzare con pasta e funghi. Per me caffè, spremuta, latte, biscotti e della frutta. Avevo addosso una tremenda voglia di camminare, nella neve. Mi sono vestito a dovere, pure troppo (la calzamaglia non la mettevo da anni, un figurino!) e verso le due meno dieci sono partito. Ho raggiunto il primo campo innevato che permettesse una certa visuale, e ho scelto di dirigermi a nord-ovest, verso il tramonto. Scelto un obiettivo, Forte Interrotto, sono partito a passo regolare. I moon-boot immersi nella neve, un album di Paolo Conte alle orecchie, e tutto attorno un paesaggio immobile di boschi e prati innevati e piccoli paesi, dominato dai recinti di filo spinato che segnano il limite del pascolo estivo tra le varie fattorie. Che strane figure disegna quel filo spinato nella neve, sembra un’immensa cucitura di una vecchia coperta bianca. O forse è quello che piace pensare a me, che un elemento di divisione nel micro paesaggio diventi in realtà simbolo d’unione ad uno sguardo più ampio. Ho camminato circa ottanti minuti, assorto a tratti nei miei pensieri e a tratti nelle parole di Conte, superato circa 400 metri di dislivello, sudato ben 2 magliette e un berretto di pile. Arrivato al Forte mi sono riposato cinque minuti, non pensavo davvero a niente, ammiravo solo il paesaggio seduto su una roccia ripulita dal nevischio. Ho spento l’ipod, mi sono bagnato le labbra con la neve fresca, e ho provato un certo fastidio corporeo per la maglietta sudata che non potevo togliermi. Ho ripreso a camminare, in direzione contraria, per tornare a casa. Se all’andata ho liberato maggiormente lo sguardo e le energie fisiche, al ritorno volevo svuotare la mente e ascoltare i piccoli rumori della montagna. Latrati di cani in lontananza alternati a soavi pernacchie che la neve faceva al bosco cadendo dai rami. Un solo uccello ha cantato il suo richiamo. Le luci della sera nel frattempo raggiungevano i toni del rosso e i miei pollici si congelavano pian piano. Ho camminato in tutto circa due ore e mezzo, quasi ininterrottamente, e mi sono portato in ricordo due vesciche ai piedi da moon-boot (attenzione: non camminate mai con i moonboot per oltre dieci minuti). Tornato a casa, una doccia calda, una tisana bollente, e una lettura di Salinger da iniziare. Stavo bene. Stavo davvero bene.

Mi piace camminare.

1 commento:

  1. Quando esco di casa per una passeggiata, ancora incerto sul luogo in cui dirigere i miei passi, e lascio che l'istinto decida per me, mi accade, per quanto strano e bizzarro possa sembrare, di risolvermi sempre, alla fine, per il sud-ovest, verso un bosco, un prato, un pascolo abbandonato o una collina in quella direzione. Camminare, Henry David Thoreau

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