domenica 14 novembre 2010

L' ALBERGO BALENA _ SALUTO DI BENVENUTO

L'orologio in basso a destra nello schermo del pc segna le 08:47.
Oggi è il 13 Novembre 2010. Io mi chiamo Nicola, ebbene si, sempre Nicola.
Ora mi trovo a Dueville, in via Cavalieri di Vittorio Veneto 9, interno due, piano primo.
Seduto sullo sgabello rosso, appoggiato ad un mensolone di marmo, disegnato da me appositamente per fare il pane, nella mia cucina della non mia casa nuova.
In sottofondo, ma a volume adeguato, suona a random una webradio, deezer, che esattamente in questo istante trasmette 'ovunque proteggi del caro Vinicio.
Che strana,a volte, la vita.
Che scherzi, a volte, il destino.
Ascoltare Vinicio nel mentre vorrei raccontarvi qualcosa dopo oltre quindici giorni di voluto silenzio, è devo dire, abbastanza deviante. Però tra quello che volevo raccontarvi e questa canzone un nesso c'è, e abbastanza forte. Ed è nesso di grazia, o meglio, di ricerca di grazia.
Albergo Balena è un progetto che nasce molti anni fa, alla fine degli anni '80, quando Pietra e LaCarmen volevano costruire casa per la loro famiglia; varie vicissitudini dei più diversi tipi hanno fato si che saltassero tutti i possibili inquilini di questo edificio, dalla mia famiglia appunto, ai nonni poi, ai figli successivamente. Sopra quel prato verde che per me e per alcuni di voi che leggete è stato il suolo di infiniti pomeriggi sportivi e ludici, nel 1994 è stata posata l'ultima pietra. Poi per sedici lunghi anni questa mura spoglie e questi interni grezzi hanno conosciuto e chiaccherato nell'intimo solo con scatoloni, biciclette, rifiuti, vecchi oggetti in disuso, sacchi di malta, limonari al riparo dal freddo. Magazzino dell'impossibile e dello scarto, luogo dei "non", dei "non mi servi più". Una sorta di pancia contenitrice, un freddo ventre di balena, per citare Pinocchio.
Io sono il primo inquilino umano che entra in questa pancia, per scelta e non per caso come Pinocchio. Mi sento una sorta di capitano marino che si avventura nel ventre di un animale sconosciuto alla ricerca di chissà quale tesoro. E quando in luglio sono entrato per la prima volta in sopraluogo prima dei lavori di parziale ristrutturazione e di finitura, ho iniziato a vedere che tutto quel colore bianco che c'è al di fuori, c'era anche dentro, o meglio, ci sarebbe stato.
Bianco purezza. Bianco neve. Bianco inverno. Bianco luce. Bianco perfezione. Bianco candore. Bianco verginità. Bianco pulizia. Bianco inizio, bianco passaggio, bianco cambiamento. Bianco grazia.
Una enorme balena tutta bianca con un ventre contenitore dove si avventura un capitano beone, non può che essere grottesca citazione di Moby Dick e Achab, o meglio ora capitano acaP.
E la storia di Achab e MobyDick è una storia di un viaggio, dentro la profondità del mare, e della sua perdizione e disorientamento, dentro se stessi. E' un viaggio epico. Anch'io quindici giorni orsono ho inziato il mio nuovo viaggio, dentro me stesso, dentro il ventre della mia personale Moby dick; e si sbaglia chi pensa che troppo facile farlo senza il mare, senza l'acqua ovunque. Perchè a conferma delle strane coincidenze che da sempre accompagnano la mia vita, l'acqua è stata indiscussa protaganista di questo mese di passaggio. L'acqua dal cielo a secchiate che ha salutato per due weekend consecutivi tutti gli scatoloni del mio trasloco, l'acqua dal fiume e dalla terra che ha invaso vicenza e contrà porta santa lucia solo un giorno dopo la mia partenza, l'acqua che mi sgorgava dagli occhi quando uscivo con l'auto carica per l'ultima volta da quel portone, l'acqua che allegava casa nuova alla prima lavatrice mal riuscita, l'acqua che non ho ancora bevuto seduto a questo tavolo, perchè penso ce ne sia già abbastanza, di acqua, sia dentro sia fuori noi in questo periodo.
E se qualcuno si chiederà perchè la prima cosa che il capitano acaP ha aquistato per il suo nuovo viaggio è stata un stufa, rigorosamente a legna, e non un vascello, un letto, una cassa di rum, bhè, troverà di certo risposta tra le righe precedentemente lette.
Dunque a noi, moby dick. A noi, bianco ventre. D'ora in avanti avrai un nuovo ospite, vivo, munito di stufa e calore. Pronto ad un viaggio di cui si conosce la partenza ma non l'arrivo. Pronto ad affrontare il Suo mare. A noi due, Albergo Balena.
Abbi un pò di grazia anche tu di me, come io la sto avendo per te, accarezzando i tuoi muri di bianco vestiti, coprendoti con del legno vivo e naturale, illuminandoti nei modi più svariati a seconda della luce che mi chiederai, facendoti conoscere e sostenere oggetti non più morti e spenti ma a loro modo vivi e strani, di sicura compagnia e colore.
E proteggimi un poco, e io ti riscalderò con naturalezza, lentezza e semplicità.
Proteggimi ovunque, e il viaggio assieme sarà lungo, ma buono.
Spero di avere il tuo benvenuto, Albergo Balena.

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